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Giachi: “Firenze ha centri di ricerca all’avanguardia nel mondo”

“È l’occasione per fare il punto su un’identità del territorio che c’è, anche se spesso rimane in ombra. Un’identità basata non solo su un profilo culturale, che racconta un passato ricchissimo, ma anche sulla presenza attuale di istituzioni e centri di ricerca all’avanguardia, che crea ricchezza e sviluppo del territorio”. Lo ha sottolineato la vicesindaca e assessora all’università e ricerca Cristina Giachi intervenendo, all’Auditorium di Sant’Apollonia, all’iniziativa organizzata dall’Istituto di fisica applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifac-Cnr) sui due progetti (Aurora e ReDSHIFT) approvati nell’ambito del programma europeo ‘Horizon 2020’ sul monitoraggio dell’ozono e sui detriti spaziali.

L’Ifac-Cnr ha una tradizione consolidata nella ricerca in campo aerospaziale ed osservazioni della Terra, e partecipa a molti programmi delle principali agenzie spaziali come Asi, Esa, Nasa e Jaxa.

Aurora e ReDSHIFT, coordinati dai ricercatori dell’Ifac Ugo Cortesi e Alessandro Rossi hanno vinto le rispettive selezioni e saranno e finanziati nel periodo 2016-2018. Un’altra caratteristica che li accomuna è il coinvolgimento nel partenariato di start-up e piccole-medie imprese innovative del settore ‘spazio-europeo’.

Obiettivo di Aurora (Advanced Ultraviolet Radiation and Ozone Retrieval for Applications) è monitorare in tempo quasi-reale il profilo di ozono in atmosfera con accuratezza senza precedenti. Il progetto sarà focalizzato sugli strati più bassi dell’atmosfera principalmente interessati dall’azione dell’ozono come inquinante e come gas serra, su Europa, Nord Africa e Medio Oriente.

ReDSHIFT (Revolutionary Design of Spacecraft through Holistic Integration of Future Technologies), si propone invece di affrontare il problema dei detriti spaziali con un approccio globale unendo i più recenti avanzamenti teorici nell’ambito della dinamica orbitale alle tecnologie emergenti, come la stampa in 3D. L’approccio teorico permetterà di individuare le orbite e le tecnologie ‘passive’ più adatte per la rimozione dei satelliti al termine della loro vita operativa, sfruttando le perturbazioni naturali della dinamica orbitale. L’aspetto sperimentale sarà invece volto al disegno e alla stampa in 3D di parti di satelliti, specificamente disegnati per interagire e sopravvivere al meglio all’ambiente detritico. Il progetto si propone anche di rivedere e aggiornare l’aspetto normativo internazionale con lo scopo di suggerire nuove procedure e misure di mitigazione, per la riduzione della produzione dei detriti spaziali, da introdurre nei regolamenti delle agenzie spaziali e nei trattati internazionali.

Redazione

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