L’imprenditore si è arrampicato sul tetto della palazzina dove ha sede il suo ristorante. Si è cosparso gli abiti di benzina e ha minacciato di darsi fuoco. E’ successo in via Gallarate al civico 200, a Milano, confine con Pero. Protagonista della vicenda Cosimo Tulli, 60 anni.
A fare da mediatore è stato Carmine Gallo, dirigente del Commissariato di Rho-Pero. Tulli si ritiene vittima di un “torto giudiziario”. Arrestato nel 1997 per “associazione a delinquere di stampo mafioso”.
Condannato, in primo grado, a 5 anni di reclusione per impiego di denaro e beni di provenienza illecita, in appello è stato assolto. Due anni fa si è visto applicare la misura di prevenzione patrimoniale e il sequestro di beni per un valore di 6 milioni di euro. Secondo i giudici infatti, “immobili e attività sono indicativi di una notevole disponibilità economica che non trova giustificazione nei redditi dichiarati”.
“Quella misura di prevenzione si applica ai mafiosi. Io sono stato assolto, non ho mai fatto il prestanome per nessuno, ma ancora oggi pago per un reato che non ho commesso e con me pagato figli e nipoti”. Solo dopo un’ora e mezzo di trattativa Cosimo ha desistito dal suo intento suicida.
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