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Legambiente Basilicata risponde a Renzi su estrazioni petrolifere

“Il no al petrolio non è solo una fissa di qualche associazione o comitatino, come sostiene il presidente Renzi, ma la condizione necessaria per avviare anche nel nostro Paese una rivoluzione energetica, garantendo uno sviluppo futuro, anche sul piano economico, sicuramente molto più sostenibile e duraturo”. E’ la risposta di Legambiente Basilicata alle dichiarazioni del presidente del Consiglio Renzi apparse sul Corriere delle Sera nell’intervista firmata da Maria Teresa Meli. Sul petrolio il presidente ha detto: “Nel piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”. Altro che petrolio – continua Legambiente – se veramente vuole rompere con il passato e giocare un ruolo strategico nel dibattito energetico internazionale, Renzi deve portare ben altri dati nel dibattito internazionale: 2629 Comuni autonomi rispetto ai consumi elettrici e 79 rispetto a quelli termici delle famiglie. Oltre 700 mila impianti che producono energia da fonti rinnovabili che hanno garantito il 32,9 % dei consumi elettrici e il 15% di quelli complessivi. Non dimentichiamo, inoltre- continua ancora – che il nostro Paese è riuscito ad essere totalmente autonomo dalle fonti fossili per due ore lo scorso 16 giugno. Queste sono le eccellenze del nostro Paese che dobbiamo portare con orgoglio e convinzione nel dibattito internazionale sulle strategie energetiche. Altro che petrolio e fonti fossili, le cui quantità stimate sotto il mare italiano sono di appena 10 milioni di tonnellate e stando ai consumi attuali, si esaurirebbero in soli due mesi. Considerando anche quelle presenti nel sottosuolo durerebbero invece poco più di un anno. Continuare a rilanciare l’estrazione di idrocarburi è solo il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese. Anche sull’occupazione il confronto non tiene. Investire oggi in efficienza energetica e fonti rinnovabili porterebbe nei prossimi anni i nuovi occupati a 250 mila unità. Ossia più di 6 volte i numeri ottenuti grazie alle nuove trivellazioni.

Redazione

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