Crederci

C’era il mare che si poteva toccare con le punte delle dita nella mia lontananza, e barche confuse nei suoi chiari scuri. Dopo un fortunale scaricata la sua forza sugli scogli restavano segni impressi nella memoria della sabbia e pietre rotolanti, lisce come uova preistoriche. Era il tempo della grande coscienza che si specchiava alla luna sopra un mare in pieno plenilunio. Rigattieri e contrabbandieri seduti sulle rive attendevano file disperate che dopo aver superato terre lontane venivano su questa riva per toccare con mano la terra che da tempi si presentò loro nei sogni. Una chimera. Ci hanno creduto e sono partiti donne, uomini, bambini. Cos’è che non mi fa credere più che almeno uno dei miei sogni potrebbe essere fattibile? Cos’è che mi lega le mani vietandomi di rimettere i remi in acqua e iniziare un nuovo viaggio. Perché non son più pregare. Cos’è la fede. Sarà forse una credenza fondamentale, quali la fede in Dio, nel destino spirituale dell’uomo; forse sarà anche un dono e grazia allo stesso tempo. Definisce il confine e il contenuto materiale delle cose. Inadatta a comprendere l’indefinitezza e la spiritualità di certi sentimenti come l’amare. Quanto sarà difficile amare. Quante domande dentro un crepuscolare anticipato, ove l’immaginare altre forme e altri pensieri provocò brividi freddi lungo le dorsali lombari nel vano di una stanza vuota. Per le vie abili giocolieri con le mani dipingono l’aria con diversi colori e capaci di espedienti compensano le delusioni di questo mondo con speranze e sogni immaginari. La mano in tasca incontra un libro, un vecchio libro di favole. Ma anche se la vita fosse una favola e una fantasia mi viene di pensare che vivere sia una favola positiva che offre all’uomo dignità e futuro, amore, e sogni. Val la pena di crederci magari con “e…. lucean le stelle” colonna sonora di ogni giorno.