Lo ha detto il Sindaco di Milano intervenendo alla cerimonia al Giardino dei Giusti di tutto il mondo in occasione della Seconda Giornata europea dei Giusti.
“Il Giardino dei Giusti – ha proseguito il Sindaco Giuliano Pisapia- è un luogo che rende più solide le basi su cui fondare il nostro futuro e con questa cerimonia vogliamo onorare e seguire l’esempio di donne e uomini che hanno saputo tradurre i propri valori civili nella solidarietà verso i perseguitati e nell’azione quotidiana a favore del prossimo. L’insegnamento dei Giusti di rigore morale, di altruismo, di responsabilità verso il prossimo è un patrimonio di tutti noi; è la dimostrazione tangibile che scegliere e fare il bene è sempre possibile”.
I nomi sono stati decisi dall’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, che vede soci fondatori il Comune di Milano, l’Unione delle Comunità ebraiche Italiane e il Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo: in particolare, i sei nuovi nomi per il 2014 sono stati individuati dall’Assemblea e ratificati dal Comitato dei Garanti.
Nelson Mandela, simbolo della lotta all’apartheid scomparso lo scorso 5 dicembre, nei 27 anni trascorsi in carcere ha coltivato i valori di umanesimo e fratellanza, trasformando l’odio e la violenza in un progetto di riconciliazione tra le diverse anime del Sudafrica; Angelo Giuseppe Roncalli (Papa Giovanni XXIII), delegato apostolico a Istanbul dal 1935 al 1944, ha agito per soccorrere migliaia di ebrei in fuga dalla persecuzione nazista. È scomparso 50 anni fa, nel 1963;
Beatrice Rohner, insegnante svizzera, ha salvato ad Aleppo moltissimi bambini rimasti orfani durante il genocidio degli armeni del 1915 messo in atto dal Governo dei Giovani Turchi. È morta nel 1947;.
E ancora tre Giusti milanesi:
don Giovanni Barbareschi, ha portato in salvo in Svizzera migliaia di antifascisti, ebrei e prigionieri politici, procurando loro documenti falsi attraverso la sua “organizzazione di soccorso cattolico” (OSCAR); Giuseppe Sala, presidente dell’Opera San Vincenzo, ha gestito direttamente la rete di aiuti ad antifascisti, soldati ed ebrei in fuga, per i quali trovava ricoveri e organizzava il trasferimento oltre confine; Fernanda Wittgens, donna di cultura, direttrice della Pinacoteca di Brera dal 1941, ha messo al sicuro le opere d’arte dalle requisizioni naziste e aiutato numerosi ebrei a fuggire nella vicina Confederazione elvetica. È morta nel 1957. Il Giardino dei Giusti di Milano, il primo in Italia e il quarto nel mondo dopo Gerusalemme, Yerevan, Sarajevo, è stato inaugurato il 24 gennaio 2003.
I primi alberi sono stati dedicati proprio ai promotori degli altri tre Giardini dei Giusti nel mondo: Moshe Bejski, in onore dei Giusti tra le Nazioni; Pietro Kuciukian, in onore dei Giusti per gli Armeni; Svetlana Broz, in onore dei Giusti contro la pulizia etnica della Bosnia-Erzegovina. Le altre intitolazioni sono state per Andrej Sacharov, in onore dei Giusti del Gulag; gli italiani Giusti tra le Nazioni onorati a Yad Vashem per aver salvato gli ebrei durante la Shoah; Pierantonio Costa, per aver salvato molte vite durante il genocidio in Ruanda; Hrant Dink, assassinato a Istanbul per aver difeso la memoria del genocidio armeno in Turchia; Anna Politkovskaya, assassinata a Mosca per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia; Dusko Condor, ucciso per aver denunciato la pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina; Khaled Abdul Wahab, per aver salvato un gruppo di ebrei durante la Shoah in Tunisia; Vasilij Grossman, per aver documentato per primo il dramma della Shoah in Russia; Marek Edelman, vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943, per aver scelto di restare in Polonia come “guardiano” della memoria; Guelfo Zamboni, Console generale d’Italia a Salonicco, per aver aiutato la comunità ebraica durante la Shoah; Enrico Calamai, diplomatico, per aver salvato almeno 300 persone nell’Argentina dei desaparecidos; Giacomo Gorrini, testimone oculare della deportazione e dei massacri degli armeni, per aver dato voce alle vittime di quel genocidio; Neda Soltani, uccisa il 20 giugno 2009 a soli 27 anni, per aver manifestato in difesa della libertà e dei diritti umani in Iran; Aleksandr Solzenicyn, per aver fatto conoscere al mondo la realtà dei Gulag; Jan Karski, per il disperato tentativo di raccontare la verità sulla Shoah; Armin Wegner, per aver documentato la tragedia degli armeni; Romeo Dallaire, capo della missione Onu in Ruanda, per aver avvertito del pericolo che incombeva sul Paese; Sophie Scholl, unica ragazza appartenente al gruppo della Rosa Bianca tedesca, per essersi schierata pacificamente con la sola forza delle parole a favore della libertà e contro il Terzo Reich. E ancora: sono stati piantati alberi al Monte Stella per la testimone del genocidio cambogiano Claire Ly; la scrittrice e attivistaYolande Mukagasana che ha portato a livello internazionale l’attenzione sulla tragedia del Ruanda; lo scrittore testimone della Shoah Primo Levi; la scrittrice di libri sul genocidio armeno Ayse Nur (Sarisözen) Zarakoglu; il leader della “Rivoluzione di velluto” Vaclav Havel; il giornalista ed esponente politico Samir Kassir; il Giusto per gli armeni Fritjof Nansen; il Giusto della Shoah in Bulgaria Dimitar Peshev.
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