La figura del siciliano è sempre stata accostata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, deceduti a causa della mafia e non solo nell’ormai lontano 1992. Ma cosa avrà da raccontare il pubblico ministero del primo maxiprocesso? Tutto! Ayala parla dell’originario incontro con i due eroi nazionali, delle loro personalità, di come conducessero un’esistenza blindata e specialmente perché lo stato li abbia abbandonati.
Giuseppe non è un attore, ma di più. E’ un testimone che racconta tutto ciò che è accaduto in un momento scuro della giustizia italiana. Comunicativo, espressivo, carpisce l’attenzione del pubblico ed istruisce, informa sulla verità, quella verità scomoda per lo stato italiano che è il reale autore delle loro stragi. La piece è commuovente ed accattivante.
Stonati e deboli i pochi interventi di Francesca Ceci. Il mattatore è Giuseppe Ayala. La realtà è amara, ma piena di speranza. Quando l’Italia deciderà di allontanarsi dalla mala, dalla corruzione e dalla mafia, se mai avverrà, sarà troppo tardi!
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