Cento anni dalla nascita del serrese Biagio Lo Moro

Una visita al cimitero di Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia, com’è consuetudine almeno una volta all’anno. Camminando tra cappelle e tombe, tra un ricordo e l’altro e non riuscendo a lasciare da parte il vezzo di far ricerca storica, mi son fermato davanti alla stele imponente e granitica che ricorda lo scultore serrese Biagio Lo Moro dallo stesso edificata “ante mortem”, come si ricava dall’epigrafe. Questo monumento sepolcrale, assieme agli altri esistenti, ne fa, della città della Certosa, un  cimitero monumentale, certamente uno dei più artistici dell’Italia meridionale e ha scatenato in me la solita curiosità di ricercatore facendomi scomodare biblioteche e scrittori quali il compianto Sharo Gambino Cesarino Mulè.

Biagio Lo Moro, siamo a fine ‘800 (avviato al mestiere da Mastro Bruno Pelaggi, il famoso poeta scalpellino del quale, il prossimo gennaio, si celebrerà il 1° centenario della morte), fu valente scultore che, oltre al suo, eseguì diversi monumenti funerari in granito per il cimitero di Serra e per quelli dei paesi limitrofi. Sempre per il cimitero serrese disegnò e lavorò la facciata della chiesetta della Regia Confraternita dell’Addolorata ed inoltre completò il bel frontespizio della chiesa Matrice, detta anche di san Biagio, di Serra iniziata molto tempo prima dall’altro serrese Biagio Scaramozzino che operò anche sul famoso palazzo Gravina in Napoli.

Ma sicuramente l’opera migliore che Biagio Lo Moro potè eseguire fu quella di procreare il figlio Bruno che “continuò a migliorare la propria tendenza affinando la tecnica e la produzione che oggi lo rende famoso in America come scultore e ritrattista” (S. Gambino) e dove per molto tempo si è presentato con carta intestata raffigurante lo stemma civico della natia Serra.

Bruno Lo Moro (scultore, pittore, decoratore e restauratore), nato nel 1811, questo è l’anno celebrativo del suo 1° centenario della nascita, ha frequentato la scuola artistica del catanzarese Vincenzo Jerace il quale aveva notato in lui forte passione per lo studio delle arti. Quindi è passato a Firenze dove perfezionò la sua attitudine al disegno e alla pittura e, alla fine di un proficuo soggiorno romano che gli fruttò esperienza artistica in Vaticano alle dipendenze di un tal Zagara, Lo Moro Bruno ha avviato il suo itinerario oceanico portandolo dall’America Latina agli Usa. Il suo viaggio americano è cominciato in Argentina dove già a Buenos Aires la stampa lo poneva all’attenzione come artista raffinato. Proprio nella capitale argentina l’artista serrese ha lasciato un’opera artistica che è testimonianza dell’interesse nei confronti di Cristoforo Colombo.

Nel Museo Marina di Buenos Aires vi si trova, infatti, un’interessante statua dello scopritore genovese che ha suscitato notevoli interessi negli studiosi d’arte e negli appassionati. Nella stessa Argentina, in segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta, ha lasciato altre opere non meno interessanti che si trovano, oggi, in collezioni private. Dopo l’esperienza latino-americana, il Lo Moro si è portato negli Stati Uniti e da qui “espande non soltanto la sua presenza nel mondo artistico americano, ma si arricchisce di una tematica nuova aperta ai grandi temi della pace e della solidarietà universale” come scrive il citato Mulè.

Di questi temi è pregna forse la più famosa e suggestiva sua opera: il dipinto che raffigura il sorriso di papa Giovanni XXIII nell’atto di ricevere il Premio Balzan dal Presidente Segni. Tra le tante altre opere, gli Usa possono sicuramente vantare, e per interesse artistico e per soggetto rappresentato, un busto del Presidente Kennedy destinato alla mostra in memoria dello stesso indimenticato statista.

Questi fu Bruno Lo Moro, altro artista, assieme al padre Biagio, rappresentante della famosa “Maestranza dila Serra” di cui sicuramente Serra San Bruno ela Calabriapossono vantarsi.