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Allarme rosso atomica iraniana

Gheddafi è stato eliminato ed i problemi libici, almeno per ora, sono stati accantonati. Insieme al Rais sono ormai sepolte le verità su quali realtà mondiali tecnologicamente evolute, possano avere aiutato il regime a sviluppare il nucleare e gli armamenti non convenzionali. Il siriano Assad è ignorato nonostante che continui a far massacrare il proprio popolo. Saleh, il Presidente yementita, ritornato in patria dopo l’attentato subito, ha ripreso a reprimere con la forza le manifestazioni di piazza. Eventi che sembrano essere ignorati dalle Nazioni Unite che, invece, hanno dimostrato una considerevole capacità reattiva nel ratificare la risoluzione 1973 a difesa della popolazione libica.

In questo particolare contesto storico, è tornato alla ribalta Ammadinejad, il Presidente iraniano, che continua a minacciare l’Occidente ed Israele con i suoi programmi nucleari, in un recente passato giudicati leciti perché finalizzati a scopi civili. Valutazione riportata nella relazione finale di un’ispezione internazionale diretta da El Barabei allora Presidente dell’Agenzia Internazionale per l’Energia nucleare (AEIA) e premio Nobel per la pace. Una figura emblematica, quella di El Barabei, che in passato coordinò anche le ispezioni in Iraq per accertare se Saddam disponesse di armi proibite, sottoscrivendo un documento finale dai contenuti molto vaghi ed interpretabili, tali da contribuire ad accelerare l’intervento militare della coalizione anglo – americana contro l’Iraq. La medesima persona che all’inizio della Primavera araba e’ improvvisamente comparsa nelle piazze egiziane, prendendo parte attiva alle contestazioni contro Mubarak. Un “tuttologo”, in grado di interpretare i dati tecnici sull’uso del nucleare e, contemporaneamente, di sviluppare importanti iniziative politiche gestendo, in “nome della Pace”, masse di manifestanti sicuramente non pacifici. Improvvisamente, El Barabei scomparso dalle scene internazionali dopo la caduta di Mubarak forse perché impegnato a prepararsi a governare l’Egitto, attira di nuovo l’attenzione in seguito alle dichiarazioni del suo successore alla presidenza dell’AEIA, il giapponese Yukiya Amano, che coraggiosamente e senza esitazioni denuncia al mondo che l’Iran sta preparando l’atomica. Una conclusione assolutamente diversa da quella sottoscritta a suo tempo dall’ex Presidente dell’AIEA, con riscontri dettagliatamente descritti nell’ultimo report dell’Agenzia con riferimento a siti iraniani realizzati per gestire il nucleare per scopi militari, dotati di strumentazioni all’avanguardia, sicuramente non riconducibili alla sola espertise iraniana.

El Barabei, invece, aveva assicurato il contrario, proponendosi sullo scenario internazionale come un neutrale e convinto difensore di un mondo in cui doveva essere bandito l’armamento nucleare, al punto da meritare nel 2005 il Premio Nobel per la Pace. L’attuale realtà iraniana è assolutamente diversa ed ora propone al mondo una realtà complessa sicuramente non semplice da gestire. L’Iran si prepara a sperimentare missili intercontinentali con testate nucleari in grado di colpire Gerusalemme e molte delle Capitali europee. Armi realizzate copiando e migliorando sistemi già sviluppati in Francia, Gran Bretagna, India e Pakistan. Attività sicuramente iniziate da tempo ed ora in continuo “progress” con un trend in costante crescita, destinato a consolidarsi se non immediatamente fermato. Le Nazioni Unite assistono ma non intervengono perché vincolate dalla presenza nel Consiglio di Sicurezza di importanti amici di Teheran come la Cina e la Russia, sicuramente pronte ad esercitare il loro diritto di veto. Cina che, peraltro, e’ nella condizione di vincolare anche gli Stati Uniti, in quanto maggiore creditore del debito pubblico americano, ormai molto vicino al 100 % del PIL statunitense. Una realtà che si è creata soprattutto in conseguenza del ruolo giocato da El Barabei quando era responsabile dell’AIEA. Figura apparentemente aperta alle democrazie occidentali ma, probabilmente, più vicina ai Fratelli Mussulmani, all’estremismo islamico ed all’antisemitismo del Presidente iraniano.

Redazione

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