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Unicaa commenta le prime anticipazioni sulla Politica agricola comune post 2013

Unicaa, organizzazione al servizio delle imprese agricole espressione di Uniagronomi, Confcooperative e Unima, ha diffuso alcuni commenti circa le prime anticipazioni sulla Politica agricola comune post 2013 trapelate dagli ambienti di Bruxelles. Per conoscere ufficialmente la proposta di regolamento della Commissione Europea sulla nuova Pac bisognerà attendere il prossimo 12 ottobre – o il 19, come sostengono alcuni addetti ai lavori – ma in ogni caso circolano già le prime bozze. Questa volta, peraltro, il processo di approvazione della nuova strategia europea per l’agricoltura avverrà mediante l’adozione di un percorso decisionale finora inedito, ovvero quello della codecisione, che vedrà il Parlamento Europeo partecipare in forma attiva all’approvazione del testo finale proposto dalla Commissione. Quali sono, dunque, le novità che attendono il settore primario? “Alcune prime indicazioni ci confermano un budget per l’Italia lievemente ridotto – esordisce Giambattista Merigo, presidente di Unicaa -, un’incidenza del 30% della cosiddetta componente verde degli aiuti Pac e una probabile rimodulazione degli aiuti concessi da Bruxelles. La partita del budget è quella che in queste ore impegna di più la delegazione italiana, ma è importante monitorare anche altri potenziali elementi di novità”. Per quanto riguarda la quota di aiuti subordinata ad interventi di carattere ambientale da parte degli agricoltori (il cosiddetto greening), occorre dire che da tempo nel concetto di politica agricola comunitaria si è inserita stabilmente la voce “gestione delle risorse naturali”. Ciò che potrebbe preoccupare i produttori di alcune regioni italiane, quali la Lombardia, è il probabile obbligo che ogni agricoltore avrà di limitare la propria coltura “principale” a non più del 70% della superficie aziendale: questo vincolo potrebbe costituire un problema, ad esempio, nelle aree caratterizzate da monocoltura intensiva di mais. “Per accedere ad alcuni benefici previsti dalla Pac – spiega Danilo Pirola, direttore di Unicaa – gli agricoltori europei dovranno attuare tre pratiche ecologiche. Innanzitutto la diversificazione delle colture: queste dovranno esse almeno tre, nessuna dovrà coprire meno del 5% della terra aziendale coltivabile, mentre la coltura principale non dovrà superare il 70% della superficie complessiva. Gli altri due obblighi consisteranno nel mantenimento dei pascoli permanenti e nella destinazione di almeno il 7% dei terreni a fini ecologici. Il pagamento di un aiuto diretto al reddito sarà concesso automaticamente all’agricoltura biologica”. È probabilmente arrivata al capolinea anche la questione del valore storico dei cosiddetti titoli Pac, ovvero dei titoli che abilitano all’ottenimento dei sussidi comunitari gli agricoltori che ne siano in possesso. L’attuale sistema, che prevede valori diversi dei titoli a seconda dei Paesi e delle regioni, potrebbe essere sostituito da un regime di pagamento di base che prevedrebbe la convergenza graduale del valore unitario dei titoli verso parametri comuni a tutti gli Stati membri. Ciò si tradurrebbe soprattutto in un miglioramento per gli agricoltori dei Paesi comunitari dell’Europa Orientale, ma in forti decurtazioni per altri Stati e regioni. Tornando al caso della Lombardia, molti agricoltori potrebbero trovarsi, in prospettiva, con aiuti diretti al reddito ridotti anche del 75%. Tra le altre presunte novità della PAC 2014-2020 vi sarebbe un aiuto addizionale, al quale si destinerà fino al 5% della dotazione nazionale, per gli agricoltori di zone caratterizzate da difficoltà naturali specifiche, oltre che un pagamento addizionale, al quale si destinerà fino al 2% della dotazione di ogni Paese, per i giovani agricoltori, i quali potranno inoltre ricevere un supplemento in materia di sviluppo rurale. L’applicazione di queste misure sarebbe lasciata alla discrezionalità di ogni Stato. Inoltre, sarà applicato un regime semplificato per i piccoli agricoltori, ma fino al 10% della dotazione nazionale, in forma di pagamento forfettario. Tra i temi ancora oggetto di discussione vi è quello della modulazione degli aiuti, finalizzata a ridurre progressivamente gli importi percepiti dalle aziende di maggiori dimensioni. In questo caso il taglio sarebbe del 20% per i pagamenti Pac compresi tra 150.000 e 200.000 euro, del 40% per quelli compresi tra 200.000 e 250.000 euro e del 70% per quelli compresi tra 250.000 e 300.000 euro. Sopra quest’ultima soglia non si avrebbe più diritto a percepire ulteriori aiuti. Infine, in questa nuova Pac fa la sua comparsa la definizione di agricoltore attivo. Che cosa significa? Che non dovrebbe essere concesso alcun pagamento diretto alle persone fisiche o giuridiche, o ai gruppi di persone fisiche o giuridiche, il cui reddito agricolo annuale non superi il 5% dei proventi di tutte le attività economiche, senza contare i sussidi pubblici relativi alla PAC. Come dire: aiutiamo anche i piccoli agricoltori, ma solo quelli professionali. Anche su questo punto, tuttavia, la partita è ancora aperta.

Redazione

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