Un fioraio, un vicino di casa come chiunque altro, ha visto tutto, quel 26 agosto 2010 ed ha scelto di tenere la bocca chiusa quando tutta una nazione cercava quella ragazza sparita nel nulla, quando in televisione piangevano e sui giornali scavavano, ipotizzavano. Lui, il fioraio Buccolieri Giovanni, stava zitto: aveva visto due donne, una cugina e una zia, trascinare la piccola Sara e non aveva detto niente a nessuno. A qualcuno però lo aveva detto. A più di qualcuno. Alla moglie e a qualche amico, persino alla commessa del suo negozio. Aveva raccontato di quel pomeriggio, di quel 26 agosto, di quei capelli biondi tirati dentro una macchina accesa, quella di Cosima Serrano. Lui aveva visto. E tutti quelli a cui lo confidava ripetevano sempre la stessa cosa: “Fatti i fatti tuoi, così campi più a lungo”. E lui, il fioraio di Avetrana altro non aveva fatto. Ma evidentemente la sua lingua e non i sensi di colpa visto il prosieguo dei fatti (sempre secondo i fatti che ricostruisce la procura di Taranto, la precisazione è doverosa), bene la sua lingua era stata troppo lunga. Tanto che la storiella di Sara trascinata a forza in auto da Sabrina e Cosima era arrivata alle orecchie di un carabiniere. Un muro di omertà. Tutti sapevano e tutti dicevano a Giovanni di tenere la bocca chiusa. Ed erano pronti ad aiutarlo a mentire. Parenti, amici, conoscenti, persino un dipendente di uno dei posti, un albergo, dove alloggiavano i giornalisti che per mesi hanno cercato notizie su Sara. Mentivano tutti, un poco l’ammazzavano tutti.
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