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Pavia, arrestato il Re del Riso Scotti

Angelo Dario Scotti, figlio del “patron” Ferdinando, vicepresidente del Cda di Riso Scotti Energia e ad di Riso Scotti Spa, nell’ambito dell’inchiesta su un traffico illecito di rifiuti. Secondo l’accusa, nella centrale venivano bruciati rifiuti, anche pericolosi, al posto di biomasse. Con Scotti sono stati posti ai domiciliari un funzionario del Gestore dei Servizi Energetici di Roma, Andrea Raffaelli, un consulente esterno di Assoelettrica, Elio Nicola Ostellino, e Nicola Farina, commercialista di fiducia del Gruppo Scotti. In carcere invece è finito Franco Centili, funzionario del Gestore dei Servizi Energetici di Roma. Sono accusati tutti, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, frode in pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri dell’ufficio, per fatti commessi tra il 2005 e il 2010. Angelo Dario ScottiIL SEQUESTRO – La centrale a biomasse Riso Scotti Energia di Pavia era stata messa sotto sequestro nel novembre scorso, durante l’operazione «dirty energy», coordinata dalla procura della Repubblica di Pavia – diretta dal procuratore capo Gustavo Adolfo Cioppa – e condotte dai sostituti Roberto Valli, Luisa Rossi e Paolo Mazza. Sette persone erano finite agli arresti domiciliari, tra cui il presidente della società, Giorgio Radice e il direttore dell’impianto, Massimo Magnani. Gli indagati nel complesso sono 12. Inoltre, sono stati sequestrati 40 mezzi ed eseguite 60 perquisizioni in tutta Italia.Secondo le indagini condotte dal Corpo forestale, nell’impianto, insieme alla lolla, si bruciavano anche rifiuti di varia natura (tra cui legno, plastiche, imballaggi e fanghi di depurazione di acque reflue) con concentrazioni di inquinanti (soprattutto metalli pesanti) superiori ai limiti consentiti dalla legge. Un traffico di 40.000 tonnellate di rifiuti urbani e industriali non regolarmente trattati, provenienti da impianti di smaltimento in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Tutto ciò era possibile grazie ai falsi certificati rilasciati da laboratori di analisi chimiche compiacenti, per un giro d’affari di almeno 28 milioni di euro, grazie anche agli incentivi statali che questo genere di impianti riceve.Stando agli sviluppi dell’inchiesta, per evitare di restituire allo Stato 7 milioni di euro percepiti indebitamente attraverso la fasulla produzione di energia pulita, la società Riso Scotti Energia avrebbe pagato mazzette a funzionari compiacenti del Gestore dei Servizi Energetici di Roma. Angelo Dario Scotti sarebbe stato a conoscenza delle tangenti pagate. Giorgio Radice, presidente del Cda di Riso Scotti Energia, arrestato a novembre, interrogato dagli inquirenti, avrebbe ammesso di aver pagato tangenti con il pieno avallo e sostegno di Angelo Dario Scotti. In particolare, ha raccontato, da quanto si è saputo, di avere pagato complessivamente 115 mila euro (100 mila a Franco Centili e 15 mila a Andrea Raffaelli, due funzionari del G.S.E. arrestati), spiegando anche al momento del suo arresto restava da pagare a Centili l’ultima tranche di 15 mila euro. Nell’ambito delle indagini, sono stati sequestrati 17 milioni di euro riconducibili agli indagati.

Redazione

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