A volte basta un si

A volte basta un si Di Vincenzo Calafiore 22 Aprile 2017 Trieste ( Le chiavi di casa ) Tu lo sai, eccome che lo sai, l’hai sempre saputo di quanto ci morivo dietro di te, di nascosto ti ho seguita per mesi e mi piaceva molto vederti scherzare e ridere sempre con la stessa compagnia di amiche. Andavate al “ Blu bar “ e vi sedevate attorno a un tavolino e li tra una coca e un caffè quanto parlavate, io seduto a un altro tavolino alla fine avevo bevuto i miei cinque caffè, facendo finta di leggere un libro, del quale in verità non me ne fregava niente ero te che seguivo discretamente nascosto dietro occhiali da sole in quelle interminabili primavere o estati, spensierati come noi, quelle estati in cui si ballava il tuyst sulla sabbia o ascoltavamo sotto un ombrellone tutti assieme Peppino di Capri. Quelli erano tempi della brillantina sui capelli e dei profumi gettati a fiumi sui pullover sulle spalle legati con le maniche attorno al collo, e denti bianchi, bianchissimi; erano le estati degli appuntamenti raggiunti a piedi o con i filobus. Non sapevo come avvicinarti pressato com’ero dal desiderio di baciarti e di stare con te, le avevo pensate tutte e tutte andarono a buca come l’ultimo tentativo azzardato davanti al portone di casa in via Palladio. Ma poi venne in mio aiuto la festa del patrono della città San Giorgio e tu con le tue amiche frequentavi la Parrocchia, io pur di vederti e starti accanto anche con la distanza, invece della mia cominciai a frequentare la tua …. Una bella idea! Fu così che cominciammo a frequentarci fu così che entrai a far parte della “ tua compagnia” partecipando a pieno alle vostre passeggiate alle vostre giornate sulla spiaggia… Accadde di domenica, allora c’era l’usanza di trascorrerla tutti al mare, si arrivava in spiaggia al mattino presto per prendere il posto migliore, con le borse termiche piene di bottiglie d’acqua e Coca Cola, la teglia della pasta al forno; poi sei arrivata tu con la tua famiglia, bella più che mai con quella coda di capelli a lato del tuo viso lentigginoso!, il mio cuore esplose in mille coriandoli colorati, esplose la felicità. In quel rettangolo di sabbia accanto al bar recintato con le canne eravamo tutti lì attorno ad un juke-box ad ascoltare musica, la nostra canzone: Sapore di sale, la ballavamo rimanendo quasi fermi allo stesso punto e poi quando erano finiti i soldi tutti di corsa a tuffarci in acqua. Sotto lo sguardo vigile dei nostri genitori seduti sulle sdraio sotto l’ombrellone. Qualche volta riuscivamo anche se per una lunghissima brevità dietro uno scoglio a darci un bacio! A mezzogiorno tutti con un piatto in mano seduti su una di quelle stuoie di canne a mangiare e poi sdraiati su un asciugamano fino alla digestione ultimata. Avevi il corpo pieno di lentiggini, ti chiamavo “ bacio perugino” tante ne avevi.. Ora di quelle estati, ripensandoci non è andato perduto nulla è tutto lì vivo e vegeto, dove ancora echeggiano le canzoni di Gino Paoli, Celentano, Peppino di Capri; ci sei tu che con un “ Si “ cambiasti la mia vita, tu che con quel si mi facesti provare la felicità. Ancora adesso in questa mia età per sopravvivere alla solitudine torna la mia mente a te! Non so che fine tu abbia fatto, non so se sei felice, se ti sarai sposata e diventata madre, non lo so. Ma quel che so è che ancora echeggia in me il tuo “ Si “ che mi fece diventare uomo e mi fa ancora amarti come fossi tu gli anni della mia vita, ora che siamo entrambi solo che un ricordo di tanti estati ancora nel cuore, ancora vita nelle rime di una canzone di Don Backy l’Immensità. Era l’immensità: poterti amare!