Ferrara. Vice parroco ubriaco in fuga investe un poliziotto

Una vicenda grottesca con protagonista un vice parroco di 43 anni alla guida in stato di ebrezza 5 volte oltre il limite consentito. Il religioso è fuggito dalla Polizia, costretta ad inseguirlo per le strade di Ferrara. Il “don” ha anche provato a travolgere un poliziotto. L’uomo è stato arrestato e processato per direttissima. Non ha provato ad addurre giustificazioni. Risponde di lesioni, resistenza, danneggiamento aggravato e guida in stato di ebbrezza.

Vice parroco ubriaco al volante

Il parroco è molto noto. E’ il vice in una parrocchia del Comune. Sfrecciava ad alta velocità su una Volkswagen Lupo. Dopo aver incrociato gli agenti, ha cercato di seminarli. Ha ignorato il rosso dei semafori e i segnali di pericolo creando una situazione di rischio sulla strada per 2 ore. Ha colpito delle auto in sosta.

Fermato in via Giuseppe Fabbri

Sono state necessarie 2 volanti di traverso in via Giuseppe Fabbri per creare una barriera e bloccare il prete al volante. Il religioso avrebbe cercato di ripartire forzando il blocco e investendo un poliziotto, rimasto ferito agli atti inferiori (10 giorni di prognosi), e danneggiando nel tentativo una volante.

La sua automobile è stata sequestrata per l’eventuale confisca. L’investimento del poliziotto ha determinato l’arresto in flagranza. Il sacerdote è stato trattenuto negli uffici della questura per la direttissima che è stata rinviata. Contestati, oltre alle lesioni personali aggravate (perché a carico di un pubblico ufficiale), la resistenza, il danneggiamento aggravato (di un’auto di servizio della polizia) e  la guida in stato di ebbrezza.

Processo per direttissima

Difeso dall’avvocato Barbara Grandi, si è presentato davanti al giudice Carlo Negri. La Grandi ha chiesto i termini a difesa per avere il tempo di raccogliere tutta la documentazione utile per il processo, il giudice si è riservato e il sacerdote, che ha deciso di non rilasciare dichiarazioni in aula, è stato rimesso in libertà con il vincolo dell’obbligo di firma in questura in attesa del giudizio. L’arresto è stato convalidato, anche se poi è stata concessa la libertà “vincolata”, perché il giudice ha ritenuto che sussistessero tutti i requisiti – visti la gravità dei reati contestati – per poter procedere all’applicazione della grave misura. In aula a rappresentare il pm titolare, Stefano Longhi, c’era il pm onorario Elisa Bovi.