Ecommerce in crescita, ma paga il digital divide e l’atteggiamento delle imprese

Viviamo ancora in un periodo piuttosto complicato per l’economia, la crisi scatenata nel 2009 è ancora un tema attuale, quindi sarebbe naturale ritenere che tutti gli operatori, dalle aziende alla politica, stiano facendo il possibile per fare uscire il paese da una situazione stagnante. Purtroppo, come mostrano i recenti dati sulla crescita dell’ecommerce in Italia, dobbiamo osservare come non sia esattamente così e che si stia sprecando una grande occasione per la ripresa.   Perché sì, parliamo effettivamente di un aumento delle vendite, ma con un ritmo che non è certamente da grande potenza europea: nella classifica siamo infatti ai livelli della Bulgaria e di Cipro, distanti anni luce dalle performance di Germania, Gran Bretagna e Francia.   Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano il giro d’affari è aumentato del 18% rispetto al 2015 e si aggira intorno ai 20 miliardi di euro. Con l’aumento della presenza digitale anche nella terza età questo non sorprende, quindi possiamo parlare di una crescita naturale, conseguenza del progresso tecnologico del paese. Il settore principe riguarda il settore dei servizi e si tratta del turismo, che cresce del 10% e ha la fetta nettamente più ampia, il 44%: ormai l’acquisto “offline” di viaggi e biglietti è passato in minoranza. Al secondo posto troviamo l’elettronica di consumo (15% ed una crescita del 28%), incentivata dal passo che i negozi fisici stanno facendo verso la vendita online per intercettare consumatori che altrimenti si rivolgerebbero altrove. Dietro l’elettronica si colloca l’abbigliamento, che pesa il 10% ed è cresciuto del 27%, mentre gli aumenti più importanti si registrano da settori che fino all’anno precedente facevano segnare cifre quasi insignificanti, ovvero l’arredamento ed i generi alimentari. Si stima infatti per esempio che gli ecommerce dedicati alla vendita di mobili come ad esempio Duzzle Shop abbiano subito una crescita tra il 40 e il 50%.   crescita acquisti online   Viene in supporto a tutto il comparto della vendita online la presenza e la diffusione sempre maggiore di comparatori (come Skyscanner per i voli) che permettono di cercare un prodotto o un servizio specifico e acquistarlo al prezzo minore. Molto più veloce della ricerca negozio per negozio, spendendo magari un prezioso sabato pomeriggio.   Purtroppo questi vantaggi non sempre vengono riconosciuti dalle aziende, né d’altronde il sistema paese è sufficientemente abile a superare il cosiddetto “digital divide” che impedisce a una significativa fetta di popolazione di accedere a un servizio di banda larga e di conseguenza di fruire con facilità ai diversi canali ecommerce che offre la rete. Questa l’accusa di Massimo Blasoni, del Centro studi ImpresaLavoro, che aggiunge: “Il sistema Italia nel suo complesso risente pesantemente della mancata capacità di usare i fondi europei dedicati alle infrastrutture: un misero 12%”.   Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, delinea un quadro piuttosto chiaro: “La penetrazione dell’ecommerce sul totale acquisti sale al 5%”, bene ma non benissimo perché “non riusciamo a recuperare terreno rispetto ai principali mercati stranieri comparabili al nostro”. Infatti se in Italia il 29% della popolazione ha acquistato online nell’ultimo anno (come appunto Cipro, Bulgaria e Romania), nel Regno Unito la percentuale sale addirittura all’83%.   Come avvicinarsi allora alle medie dell’Europa più avanzata? Infrastrutture a parte, c’è un problema di mentalità aziendale, eccessivamente conservatrice e prona a rinunciare immediatamente se i primi tentativi di passaggio all’ecommerce non portano i frutti attesi. Servono quindi, secondo Perego, “capacità di investimento e di innovazione per rendere più semplice e appagante l’esperienza di acquisto, pazienza e coraggio”. Sarebbe d’altronde grave dimenticare come questo vettore potrebbe aumentare i volumi di vendita per esempio all’estero, dove il “Made in Italy”, in particolare i prodotti alimentari come il vino, è sempre sulla cresta dell’onda.   L’ecommerce non è che destinato a crescere e moltissime aziende stanno sprecando questa occasione per uscire dalla crisi o quantomeno per aumentare fatturato e profitti.