Vibo Valentia. Appello per la salvaguardia degli ulivi secolari

Lettera aperta al nuovo prefetto di Vibo Guido Longo e ai  Sindaci del territorio provinciale per la salvaguardia degli ulivi secolari in occasione della prima edizione della Giornata nazionale del paesaggio del 14 marzo. L’iniziativa parte dalla Delegazione Vibonese insieme a tutti i presidi presenti sul territorio regionale di Italia Nostra.

E’ urgente, di estrema importanza ambientale, storica, culturale, religiosa, avviare una campagna che salvaguardi e tuteli gli ulivi secolari dalla furia distruttiva che si sta abbattendo in modo indiscriminato e spietato sul nostro paesaggio.

Per la prima edizione della “Giornata nazionale del paesaggio” che si è svolta martedì 14 marzo, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, la Delegazione Vibonese di Italia Nostra, attraverso la voce del suo presidente Gaetano Luciano e in sintonia con il presidente Carlo De Giacomo di Italia Nostra Calabria e di tutti gli altri presidi presenti sul territorio regionale, lanciano un accorato appello al Prefetto e ai sindaci del Vibonese, affinché si attivino per la tutela e la protezione di questo fondamentale patrimonio paesaggistico. Un’azine questa già partita nel 2015, con una campagna di sensibilizzazione da parte di Italia Nostra a livello nazionale per la catalogazione degli alberi monumentali in Italia, in seguito al Decreto Legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’articolo 10 della Legge 6 luglio 2002 n. 137). Un impegno per il paesaggio e per l’ambiente che contraddistingue questa storica associazione dal lontano 1955 – non solo per quanto riguarda la salvaguardia dei beni storico-culturali – in armonia con la straordinaria eredità lasciata dal suo illustre fondatore, Umberto Zanotti Bianco, che ha riservato alla Calabria un’opera filantropica umanitaria e culturale di grande valore storico.

Gli ulivi secolari rappresentano la memoria millenaria, raccontano il legame sacro con la cultura più profonda, che parte dal mito di Atena e arriva, attraverso il Cristianesimo, fino ai nostri giorni. Veder sparire questi alberi maestosi, patrimonio storico, culturale, spirituale e naturale incommensurabile per la vocazione e l’identità del nostro paesaggio, o perché sradicati o sotto le lame delle motoseghe, è come se si strappasse l’anima profonda di questa terra. Il loro martirio priverebbe il paesaggio di testimoni della storia esistenziale e le impronte di tanti popoli e culture impresse nei loro tronchi, nei loro rami, nelle loro foglie, nei loro aliti.  Con l’estinzione di queste piante vengono abbattuti i battiti di una umanità con il suo carico di emozioni, dolori, aspirazioni, e recisa la memoria di intere generazioni che ha attinto forza, vigore, energia, straordinaria vitalità. Il dialogo che lo sguardo intrattiene con questi alberi ricolmi di secoli è una fonte inesauribile di bellezza estetica e spirituale. La loro esistenza e presenza rappresenta un patrimonio “archeologico vivente”: archeologia che emerge, che palpita e respira, che ci dona aliti vitali ma anche un prodotto prezioso sotto il profilo economico e salutare. Non a caso l’olio è diventato il simbolo del Cristo, l’Unto, e il suo crisma simboleggia il carisma. Questi splendidi alberi conservano tutta questa sacralità e debbono essere tutelati e contemplati. Rappresentano dei templi viventi, trasmettono al paesaggio un incomparabile fascino che appartiene al patrimonio dell’umanità. Ci scandalizziamo e ci indigniamo della distruzione operata dall’Isis in Siria ed in Iraq dei siti archeologici; invece stiamo assistiamo in silenzio di fronte a questo continuo scempio che si compie sotto i nostri occhi.

Per tutti questi motivi l’appello di Italia Nostra è stato rivolto, non solo al prefetto Guido Longo che si è insediato da poco, ma anche a tutti i responsabili che operano nel mondo istituzionale ed ecclesiastico, a tutte le associazioni che si occupano di cultura e di tutela del patrimonio ambientale, ai docenti e agli educatori, agli intellettuali, agli scrittori, agli artisti e a tutti i cittadini sensibili, affinché si facciano interpreti di questa campagna di salvaguardia, per far aprire gli occhi sulla bellezza e sull’importanza che assumono gli ulivi secolari.

Le mani feroci che operano questa spietata strage devono essere fermate, altrimenti morirà per sempre la speranza che questa terra potrà rinascere per avere un diverso destino da quello che attualmente espia, come “tra la perduta gente”.  Sradicare, tagliare o stroncare un ulivo secolare significa distruggere un legame sacro che queste piante sanno donare e trasmettere, con il prezioso elemento, l’olio. Se ognuno di noi, se gli uomini di cultura, se gli uomini delle istituzioni, che hanno a cuore il futuro dei loro figli, non si adoperano per salvare questi monumenti, allora significa che la barbarie e che il crimine avranno piantato il vessillo della morte e dell’oscurità sulla vetta illuminata della vita, e che non ci sarà più speranza né per questa terra né per nessun’altra ceratura vivente. E tutta quella litania che vediamo, che ascoltiamo e che leggiamo sui media, sui libri, sarà destinata a moltiplicare l’immondizia.

Gli ulivi secolari inoltre hanno una straordinaria importanza sotto il profilo ecologico: l’ossigeno che sprigionano è fondamentale per contrastare l’inquinamento. Oltre a far palpitare il cuore rappresentano un robusto polmone, capace di purificare l’aria dalle “magnifiche sorti e progressive”, da questa corsa sfrenata e inarrestabile verso la distruzione delle risorse naturali, che tradotta significa la nostra autodistruzione.

Nel tronco scavato dai secoli e nelle braccia che si tendono in alto, si evoca il respiro dei secoli e dei sentimenti umili e sublimi, impressi dagli occhi e dall’anima dei contadini, che hanno raccolto e coltivato la vera cultura.

La bellezza delle chiome, che illuminano lo sguardo, in particolare quando vengono accarezzate dal vento, è un fascino e un richiamo arcano ineffabile.