Vibo Valentia. L’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti” fa vedere cosa significa “vivere nell’ombra”

Secondo le ultime scoperte nel campo dell’astronomia, l’universo visibile è solo il 5 per cento, il resto è avvolto da quella che viene definita come “materia oscura” o antimateria. A confermare questa ipotesi teorizzata da Fritz Zwicky negli anni Settanta, l’astronoma Vera Rubin, definita la “signora della materia oscura” (dark lady), scomparsa proprio nel giorno di Natale dello scorso anno. Secondo queste scoperte noi siamo avvolti da una insondabile materia che non vediamo,  così come l’inconscio, identificato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento dal padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. Ma di fronte a questo scenario indecifrabile immaginato dalla scienza, in cui macrocosmo e microcosmo umano si corrispondono e ci raccontano un’identica storia, nella vita quotidiana ci sono delle persone che si devono misurare con il loro universo oscuro, i ciechi e gli ipovedenti, e con i grandi problemi che ne conseguono nella loro esperienza del mondo.

Per questo motivo viene organizzata la “Giornata nazionale del Braille” il 21 febbraio da parte dell’Unione italiana Ciechi e ipovedenti, per mettere in contatto questi “due mondi”, quello nel quale “tutti abbiamo il diritto di vivere nel rispetto delle pari opportunità”, con il fondamentale obiettivo di far comprendere meglio ai vedenti (particolarmente ai ragazzi in età scolare) come vive la persona con  disabilità visiva e facilitare, così, l’integrazione e la  sperimentazione di un avvincente “cammino unitario”.

Quest’anno, grazie alla sensibilità del dirigente scolastico Carlo Pugliese (dimostrata anche in altri momenti significativi, come l’importante esperienza delle “cene al buio”), la sezione provinciale dell’Uicip, ha scelto di incontrare gli studenti dell’Ipseoa “E.Gagliardi” (ex Alberghiero) nella nuova sede dell’Istituto (martedì 21 febbraio). Nel suo intervento di saluto, lo stesso dirigente scolastico Pugliese ha sottolineato il valore e l’importanza di questi momenti formativi sia per gli alunni che per gli stessi docenti. Ad introdurre il senso della giornata il vice presidente Rocco De Luca, a cui sono seguite le testimonianze di Giuseppe Pastafiglia e Giuseppe Bartucca. Nei loro interventi è emerso come cercano con grande determinazione di gettare luce dalla loro oscurità, in particolare con diversi ausili, come il metodo di scrittura e lettura messo a punto dal francese Luis Braille nella prima metà del XIX secolo. Tanta la curiosità da parte degli studenti che hanno potuto constatare le difficoltà che vivono i non vedenti e gli ipovedenti ma anche informarsi sull’uso dei diversi ausili tecnologici utilizzati nei vari contesti del vivere quotidiano, affinché “la conoscenza, le testimonianze di chi vive nell’ombra portino luce e civiltà”, come recita il messaggio-slogan per la ricorrenza della Giornata del Braille. Parole queste che ricordano ciò che aveva affermato Albert Einstein: “La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero. Sta qui il seme di ogni arte, di ogni scienza. L’uomo per il quale non è più familiare il senso del mistero, che ha perso la facoltà di meravigliarsi e umiliarsi davanti alla creazione è come un uomo morto, o almeno cieco”. Una cecità che è stata “fatta vedere” da De Luca, Bartucca e Pastafiglia. In particolare il vicepresidente De Luca ha invitato i ragazzi ad aver cura degli occhi perché “avere la vista è una esperienza meravigliosa, perché circa l’80 per cento delle informazioni passa attraverso gli occhi”, aggiungendo che il 40 per cento dei giovani non fa una visita oculistica e  che nel mondo sono oltre 300 milioni le persone che vivono questo handicap.