Il teatro di Pinocchio

Il teatro di Pinocchio Di vincenzo calafiore 7Febbraio2017Trieste “ da qui siamo partiti e qui ritorneremo! “ Da queste parti il sole spunta sempre dal fianco di una collina e salendo illumina la valle fino al mare; alla stessa ora tutti i giorni sorseggio il caffè tenendo con una mano scostata la tenda dalla finestra, è un qualcosa, forse un richiamo a cui non sono mai mancato. Sorseggiando il caffè penso alla mia vita che è da un’altra parte, un luogo dove le parole sono che un labile brusio. Forse la verità mia sta nel mio desiderio di lasciare tutto e farmi portare via da una lenta e inesorabile deriva, oppure è che mi sono stancato di questo “ sistema “ in cui le cose più stupide, le più sgradevoli hanno il sopravvento sull’intelligenza. Pare che si vada incontro ad una specie di abbrutimento con coscienza e leggerezza; mi sento accerchiato da un lato da una specie di confraternita di fratelli argentini, che oltre a perpetuarsi, legifera a suo tornaconto sempre e a mio sfavore, tartassato e cacciato in un vicolo cieco che loro hanno chiamato Comunità Europea, anche lì c’è un governo, un parlamento, una banca… è una specie di Arca dell’alleanza che bisogna mantenere… e questa è quella che dice alla mia Confraternita: guarda che…. Oppure piangi quanto vuoi.. ma i soldi me li devi dare lo stesso; è quella che mi dice pure di cosa devo nutrirmi e no, manca solo che s’inventino qualcosa che rileva quante volte… gioco in casa le mie partite notturne. Così non va bene, ne fuori ne dentro! A pensarci bene io non so tutta sta gente da dove sia arrivata, forse da vecchio retaggio o da riciclo .. e ora che si è allocata come disfarsene? Penso, mentre sorseggio il mio caffè che io ho avuto la fortuna di vedere il mio “ paese” … ma non era Nazione Italiana? Rinascere dalle ceneri, l’ho vista questa Nazione fiorire e diventare grande, tanto grande da fare paura alle altre intorno. Ma come accadde in Egitto è stata invasa dalle cavallette e pian piano se la sono mangiata tutta… Ora la vecchia Signora ridotta ormai quasi in povertà è costretta causa gli usurai a svendere i gioielli di famiglia e a disfarsi delle proprietà, insomma è un “ paese “ in svendita coi debiti che ci ritroviamo addosso. Ma a pensarci bene… sto debito da dove arriva se paghiamo la tassa anche sull’aria che respiriamo? Allora non è che il grasso cola da qualche parte? “ Sai com’è? Fai quel che vuoi ma non mi toccare la domenica sportiva, la pizza o la magnata fuori porta, e il cappuccino del mattino… poi del resto chi se ne frega? “ Questo è il pensiero dominante. La verità sai qual è ? E’ che noi non siamo un popolo, ma sudditi di tutti! Siamo un insieme di etnie diverse, senza dignità, senza onore, divisi o meglio frammentati in mille rivoli e sai perché? Perché un popolo unito non lo controlli, ma frammentato si!