Vibo Valentia. Tiziana Lombardo morta dopo il parto: indagati 10 medici dello Jazzolino

Nuova bufera giudiziaria sullospedale Jazzolino di Vibo Valentia. Dieci medici sono indagati dalla locale Procura per la morte di Tiziana Lombardo, la donna di 33 anni di Ricadi spirata il 5 gennaio, 3 giorni dopo avere partorito la piccola Giada.

Omicidio Colposo

L’iscrizione nel registro dell’inchiesta riguarda sanitari, in servizio nel reparto di ginecologia, che hanno avuto in cura la donna. I medici potranno nominare propri periti in vista dell’autospia sulla vittima. Per tutti l’ipotesi di reato è omicidio colposo.

Nuovo presunto caso di malasanità

La Lombardo è spirata a causa di un’emorragia interna. La donna ha accusato dolori addominali. I familiari l’hanno trasferita in ospedale, ma l’ingresso immediato in sala operatoria si è rivelato inutile. Secondo le prime analisi è deceduta per arresto cardiaco provocato da un’emorragia addominale mentre i medici la stavano operando.

Inchiesta interna

L’Asp ha avviato un’indagine interna. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha mandato gli ispettori per verificare le procedure. Non è la prima volta che allo Jazzolino si verificano casi di presunta malasanità. Nel gennaio 2016, una coppia di San Calogero (Elvira Marturano e Francesco Di Masi) ha denunciato i medici del reparto di Ginecologia ed Ostetricia, accusandoli di aver provocato la morte del bimbo che la donna portava in grembo.

Domenica Mandaradoni, 40 anni, a marzo è arrivata in Pronto soccorso lamentando febbre, forti dolori allo stomaco e nausea. Per i medici di turno non era nulla più che una banale influenza, ma la donna è morta 2 giorni dopo per cause in via di accertamento.

Federica Monteleone

I casi più eclatanti sono stati quelli di Federica Monteleone ed Eva Ruscio. Nel gennaio 2007, la sedicenne vibonese Federica Monteleone era stata ricoverata per un’appendicectomia, eseguita nei primi giorni dell’anno. A causa di un black out di 12 minuti all’interno della sala operatoria in cui è stato eseguito l’intervento la ragazza è entrata in coma, da cui non si è mai svegliata. Per la sua morte, avvenuta il 26 gennaio, sono stati condannati l’allora direttore generale dell’Asp di Vibo Valentia, Francesco Talarico, a due anni e quattro mesi, l’ex direttore dei servizi tecnici dell’Azienda sanitaria, Roberto De Vincentiis (2 anni), il titolare dell’impresa che aveva realizzato l’impianto elettrico nella sala operatoria, Antonino Stuppia (2 anni), l’anestesista Francesco Costa (1 anno e 6 mesi),  l’ex direttore sanitario dell’ospedale, Pietro Schirripa (1 anno e 4 mesi), il consulente incaricato di seguire l’esecuzione dei lavori per la realizzazione dell’impianto elettrico nella sala operatoria, Antonio Bruni (1 anno e 4 mesi) e il responsabile dei servizi tecnici, Nicola Gradia (1 anno e 4 mesi).

Eva Ruscio

Dieci mesi dopo la tragica morte della Monteleone, un’altra sedicenne ha perso la vita al Jazzolino durante un banale intervento chirurgico. Ad inizio dicembre 2007, Eva Ruscio era stata ricoverata per la rimozione di un ascesso tonsillare, ma non è uscita viva dalla sala operatoria. Per la sua morte, l’anestesista Francesco Costa, già coinvolto nel caso Monteleone, ha rimediato un’altra condanna definitiva a 1 anno e 4 mesi. Insieme a lui, la Cassazione ha condannato definitivamente l’allora primario del reparto di Otorinolaringoiatria, Domenico Sorrentino “per essersi rimesso alla volontà dell’anestesista pur sapendolo in errore”.