Dalle discariche della menzogna all’immondizia della post-verità: il NO diventa SI sulla scacchiera del potere post-mediatico e post-referendum

Giocano. Continuano a giocare. Non solo sapiens ma ludens. Si divertono a tatuare la pelle piena di ferite delle persone. Giocano fra di loro e amano guardare allo specchio la propria maschera. Sulla scacchiera spostano i pezzi, studiano le mosse e le strategie per restare sui quadrati, che siano bianchi o neri. Come se l’esito del Referendum, come se il forte, anzi potente grido che è venuto dalle urne, sia stato solo un vago vagito, qualcosa di inverosimile, oppure una mossa sbagliata dell’alfiere o del cavallo. Sono gli eredi del Joculator, il giullare del teatro medievale. Sono i novelli salvatori della Patria che si sono ammantati di una ritrovata purezza, mondati dal peccato originale, battezzati in questi giorni dell’avvento, dal Battista italico nelle acque dell’Arno che – come il convertito Manzoni – si sono recati a Firenze per sciacquare i loro panni sporchi, non più in famiglia. Sembra di assistere ad una pantomima, o ad una farsa, oppure ad uno dei più originali reality show.  Quante analisi, quanti commenti, quanti retroscena, quanti trasformismi, metamorfosi e mutazioni antropologiche appaiono sulla nuova scena. Quanta flatus vocis dalla corte mediatica che ha servito con zelo i desiderata dei capitani coraggiosi. Ma il fuoco mistificato non riesce ad appiccare, non riscalda più il cuore che ha smesso di palpitare e si vede alzare solo fumo nero che acceca lo sguardo, che inquina l’aria. In modo oculato e immacolato questi mercenari del logos cercano di rovesciare le sorti della Batracomiomachia (la battaglia dei topi e delle rane). Il 40 per cento è più importante del 60 per cento: il NO è diventato SI. Alchimie dei linguaggi, sofismi, giochi di prestigio, fuochi d’artificio nel firmamento della pseudo politica italiana. Il nocchiero della nave in gran tempesta ha abbandonato la ciurma, e adesso tutti i marinai e i passeggeri si agitano dalla prora alla prua e poi preparano la scialuppa di salvataggio prima del naufragio… e il naufragar m’è dolce in questo mare, verrebbe da  pensare! Ma del perché il popolo ha detto NO ai feudatari, agli avventurieri, ai corsari, ai rottamatori, vige il silenzio assordante: vox clamantis in deserto. Sperano che il veliero con a bordo il tesoro o in un modo o nell’altro giunga in porto. Ma dei problemi in cui versano le persone reali, della povertà assoluta che aumenta (dal report del 6 dicembre diffuso dall’Istat emerge che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta risultano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005 a oggi,  situazione fotografata anche dal rapporto sulla Povertà e l’esclusione sociale “Vasi comunicanti” della Caritas del 17 ottobre), del futuro scippato ai giovani, della criminalità organizzata o senza organizzazione che impera, della corruzione, dell’inquinamento che sta uccidendo il corpo e l’anima, del disagio profondo che vivono i più deboli, dei fenomeni che stanno minando alla base la fiducia e delle crescenti disuguaglianze soprattutto in Italia, ai predatori dell’arca perduta non interessa, perché per loro sono questioni di lana caprina. E  vengono in mente i versi dedicati a Vittorio Alfieri nei Sepolcri da Ugo Foscolo: “Irato a’ patrii Numi, errava muto/ ove Arno è più deserto, i campi e il cielo/ desioso mirando; e poi che nullo/ vivente aspetto gli molcea la cura/ qui posava l’austero”. Quanta post-verità nelle parole dell’austero Renzi, che depositando lo scettro, ha affermato che lascia “un Paese con meno tasse e più diritti”(Direzione del Pd prima di consegnare le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica). Ma evidentemente la lezione non è ancora servita, visto che ha ingaggiato un guru della comunicazione come Jim Messina pagato profumatamente, non certo dalle sue tasche! (per la campagna del SI  non si è certo risparmiato!). E’ chiaro che questi sepolcri imbiancati non si vogliono rassegnare e guardano la pagliuzza, ma non la trave. E cercano di mistificare, di fare opera di distrazione di massa, con le loro paraboliche e fantomatiche acrobazie. Vogliono restare in sella, gestire il potere, ma non con l’umiltà e la responsabilità di chi dovrebbe ascoltare i cittadini che  vivono in condizioni drammatiche. A loro non interessa la realtà e il destino del popolo sovrano. A questi feudatari interessa il feudo.

Come in ogni cosa c’è un’origine, una causa. Questi cavalieri della tavola rotonda e assertori delle magnifiche sorti e progressive del popolo italico, hanno ricevuto una investitura dall’alto; e loro guardano sempre più in alto. Il loro orizzonte è il cielo stellato e i loro occhi accecati da tanto splendore non possono abbassarsi verso la miserabile visione del volgo. Loro sono gli eletti, anche se nominati. La democrazia è stata sospesa (con una legge anticostituzionale) e quindi devono rispondere ai loro potenti sovrani e non certo alla sovranità del popolo, che ha il peccato originale di subire le ingiustizie e di generare solo i “populismi”, l’antipolitica. Quanta politica invece sprigiona la loro sicumera e arroganza condita da indifferenza. Tutto questo ha generato una sorta di delirio di onnipotenza, e hanno ben pensato che ormai il Paese fosse un giocattolo nelle loro mani da poter manipolare, un cibo succulento da poter cuocere e bollire a piacimento, un prezioso tessuto da poter usare come tappeto per i candidi piedi dell’Imperatore e della sua corte. E abbiamo assistito come si sono genuflessi alla sfolgorante magnificenza del genio di Lorenzi il Magnificus i nostri paladini locali, naturalmente custodi e fedeli delle istanze del popolo di sinistra (vedi il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, vedi tutta la nuova corte formata dalle pedine strategiche sulla scacchiera del PD, a cominciare da Bruno Censore e dal consigliere regionale Michele Mirabello, folgorati sulla via di Damasco dalla fiorente apparizione di Renzi) che, con tutta l’armata sono andati all’assalto dei loro feudi, convinti assertori delle ragioni del Si – per elezione naturalmente – perché tutti i cosiddetti poteri forti sono dalla parte dei diritti dei lavoratori e delle classi più deboli e sono diventati per miracolo generosi benefattori dell’umanità, compresa la povertà assoluta di 5 milioni di cittadini. Costoro sono stati bravissimi a virare e a evirare la virile virtù civile, umana ed etica della Costituzione italiana, per rendere ancora più potente lo spirito fecondo dei suoi principi, affinché il disegno orchestrato con lungimiranza ed oculatezza sulla scacchiera bianca e nera dall’emerito presidente Giorgio Napolitano, alias Re Giorgio, potesse risorgere dalle ceneri come la fenice. Il sospetto è che tutta questa profetica alleanza della Terra Promessa, ha messo la firma per la condanna a morte dell’agonizzante democrazia italica.

Dopo le discariche della menzogna adesso si sono inventati anche l’immondizia della post-verità. Come sono bravi a giocare con le parole, con il futuro scippato alle nuove generazioni, con la complicità e l’oscurità che serpeggia nei Palazzi! Si vede che hanno studiato a fondo il Principe di Machiavelli, l’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, l’Origine delle specie di Charles Darwin,  e infine si sono dilettati con l’Homo Ludens di Johan Huizinga.  Ed è così che continua ad aleggiare sulle istituzioni della decantata prima e seconda Repubblica, l’esoterica omertà e la casta verità delle urne, “finché il sole risplenderà sulle sciagure umane” (Foscolo, Dei Sepolcri).