Giovedì al Gay Village…

Giovedì 30 Giugno dalle ore 21.00 al Gay Village è di scena il reading teatrale “ETEROLOGA, la maternità è altrove. Sei personaggi in cerca di… possibili risposte”, con Pamela Villoresi, Laura Lattuada, Eva Grimaldi, Sabina Vannucchi, Maria Chiara Augenti e Bruno Armando, a cura di Emilia Costantini.   Una madre surrogata, una madre intenzionale (o ricevente), una donatrice di ovuli, una figlia dell’eterologa, cui si aggiungono un marito divorziato e una finta spettatrice. Questi i personaggi autentici (interpretati da Pamela Villoresi, Sabina Vannucchi, Eva Grimaldi, Laura Lattuada, Maria Chiara Augenti e Bruno Armando) che, con le loro vere storie, vanno in scena il 30 giugno ore 21 al Gay Village. “Eterologa, la maternità è altrove. Sei personaggi in cerca di… possibili risposte” si intitola la pièce teatrale che Emilia Costantini, giornalista del Corriere della Sera e scrittrice, ha realizzato sulla base del proprio romanzo, “Tu dentro di me” (Aliberti editore) pubblicato nel 2008 e che per la prima volta affrontava il delicato tema della maternità surrogata (il cosiddetto “utero in affitto”), ma anche sulla base di interviste e servizi pubblicati dal Corriere negli ultimi mesi. Lo spazio scenico si tramuta dunque in spazio di discussione reale, a disposizione di vere ed impellenti istanze sociali.   Un evento, promosso dal Blog La 27esima ora, che porta in palcoscenico il dibattito su di una materia incandescente, di fondamentale importanza civile e sociale. Lontano dalle solite risse televisive, che da mesi affollano il talk show, lontano dalle piazze scomposte e dissennate, il teatro si riposiziona dunque al centro della polis nell’accezione più alta del termine. Il tema trattato, infatti, merita rispetto e non le baruffe più o meno mediatiche cui siamo abituati. Non si tratta di un semplice argomento di stretta attualità, dilagato nelle cronache quotidiane non solo a livello nazionale, bensì mondiale. Il ricorso alla fecondazione eterologa e/o alla maternità surrogata è piuttosto una modalità per generare figli con cui ci si dovrà confrontare nel presente e nel futuro, quindi si imporrà sempre più all’attenzione internazionale. Per molte coppie eterosessuali accedere a queste pratiche sanitarie rappresenta l’ultima spiaggia: vi arrivano dopo aver tentato vari cicli di fecondazione assistita, dopo aborti spontanei ripetuti o interventi non riusciti. Per le coppie omosessuali è invece l’unica e sola opportunità per accedere alla genitorialità, se si esclude l’adozione che, in Italia, è a loro preclusa. Insomma, una questione assolutamente trasversale, che abbraccia ambiti sociali, culturali, persino confessionali molto diversi e che riguarda ormai centinaia di coppie ogni anno. Una querelle che non troverà, in breve tempo, una facile soluzione e su cui vale la pena di riflettere. E il teatro, ancora una volta, si propone proprio come luogo qualificato di riflessione.