Il settore della moda punta sul reshoring

moda made in italyDopo un 2015 che ad un certo punto ha costretto il settore della moda italiano a rivedere al ribasso le proprie stime di crescita, l’anno corrente promette decisamente meglio. Infatti qualche mese fa diverse variabili macroeconomiche e geopolitiche esterne, e quindi non controllabili e difficilmente evitabili, hanno avuto effetti dannosi su tutto l’export made in Italy ed anche sui fatturati delle aziende di moda. Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia, è ottimista riguardo il futuro benché ci tenga a precisare che occorre rimanere cauti. Infatti all’assemblea della federazione, ha ribadito l’importanza che questo settore ha all’interno dell’economia nazionale con i quasi 53 miliardi di fatturato, 47mila imprese e 400mila addetti nel 2015. Nel suo intervento ha inoltre sostenuto come il reshoring possa essere una valida soluzione per il futuro. Ad ora sono stati avviati dei progetti pilota in Puglia e Veneto che, qualora dovessero andare a buon fine, comporterebbero l’allargamento su una base più ampia. Tra le altre tematiche toccate, la tassazione è stata una di quelle più sentite. Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha sottolineato come in Germania le imprese paghino il 20% di tasse in meno e sostengono il 30% dei costi in meno per l’energia. Altra problematica cronica del sistema è la difficoltà di ottenere credito dalle banche che, come osservabile anche sui mercati finanziari attraverso alcuni broker come IG, non stanno vivendo un momento felice. Il quadro che ne esce fuori rappresenta il fare impresa in Italia come un qualcosa di miracoloso. Sempre Boccia auspica una presa di responsabilità da parte di tutte le parti coinvolte, dallo Stato alle imprese e i sindacati. Infatti “essere imprenditori non significa solo produrre” ma inoltre “le aziende devono rafforzarsi al loro interno, partendo dalla formazione”. Lo Stato può favorire il rilancio dell’economia con una adeguata politica industriale a partire dai fattori di produzione che attualmente caratterizzano il mercato: capitale, lavoro, conoscenza e formazione. Da parte del Governo, il sottosegretario Ivan Scalfarotto, anche in veste di presidente del Comitato per la moda, ha ribadito la volontà dell’esecutivo di stanziare per il made in Italy 164 milioni di Euro nel 2016 che seguono i 260 milioni già investiti nell’anno passato. Queste risorse verranno impiegate soprattutto nel promuovere i prodotti italiani nel mondo. L’impegno è molteplice: dall’abolizione dei dazi all’abbattimento delle barriere al commercio con il TTIP, cioè il trattamento di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti. Inoltre sono stati incentivati i tavoli di negoziazione con la Russia con lo scopo di risolvere la questione legata alla Crimea che, inevitabilmente, vanno ad incidere anche sul commercio internazionale. Ma non solo: l’attenzione verrà sempre più rivolta anche a tutti i paesi emergenti che sono interessati alla qualità dei prodotti nostrani.