Poetry Vicenza porta la voce del dissenso alle Gallerie di Intesa Sanpaolo

Sabato 14 maggio, alle ore 18.00, le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari ospitano un appuntamento decisivo, forte, strategico nell’ambito di Poetry Vicenza, una rassegna nata all’insegna dell’onestà letteraria e civile. Il coreano Kim Kwang-Kyu e l’albanese Gëzim Hajdari sono due poeti coraggiosi che hanno fatto del dissenso la loro bandiera, non per fini esclusivamente rivoluzionari o anti-conformisti: la loro è stata la voce della poesia contro la dittatura e le ingiustizie sociali. Questi due uomini hanno saputo svelare la corruzione, la piccolezza degli uomini di fronte al consumismo e alle multinazionali, opponendo la loro voce a una storia apparentemente troppo forte per una persona sola, o per una voce poetica spersa tra la folla dei conformismi. Le letture avranno l’accompagnamento musicale di Dino Rubino (piano e tromba) e Lorenzo Conte (contrabbasso). Poetry Vicenza è una rassegna internazionale di poesia a cura di Marco Fazzini, promossa da Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari e Comune di Vicenza, in collaborazione con l’associazione culturale TheArtsBox, con il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati di Ca’ Foscari (Venezia) e con Vicenza Jazz. Nelle sedi che ospitano gli eventi della rassegna il pubblico trova un volume antologico (Poetry Vicenza 2016, Pisa: Edizioni ETS) con una scelta bilingue di testi a cura di vari traduttori, note bio-bibliografiche per ogni singolo autore, e una sezione speciale sulla Beat Generation fatta di contributi in prosa e in poesia e di materiali inediti sui protagonisti di quell’America degli anni Cinquanta. Ingresso libero e fino a esaurimento dei posti disponibili. Kim Kwang-Kyu nasce a Seoul nel 1941, si laurea in germanistica alla Seoul National University e prosegue i suoi studi in Germania. Il suo debutto come poeta avviene piuttosto tardi, nel 1975. Fino a quel momento si era avvicinato alla poesia solo attraverso la traduzione letteraria, pubblicando in lingua coreana opere di Heinrich Heine, Bertolt Brecht e Günter Eich. Nello stesso anno del debutto letterario inizia la carriera universitaria presso il Dipartimento di Germanistica della Pusan National University. La sua prima raccolta di poesie, L’ultimo sogno che ci bagno’ esce nel 1979. Nel 1981, per questa raccolta, ricevera’ il Nogwŏn Pulgyo Munhaksang, premio buddhista per la letteratura. Tra il 1983 e il 2015 il poeta pubblica nove raccolte poetiche, tra cui No, non e’ cosi’ che vince il prestigioso Kim Suyǒng Munhaksang, premio dedicato alla memoria di uno dei maggiori poeti modernisti del dopoguerra; Il cuore del Monte K’ŭnak; Aniri, premiato con il P’yŏnun Munhaksang nel 1994 e Quandoc’incontrammo per la prima volta, con cui riceve nello stesso anno l’importante riconoscimento letterario Daesan Munhaksang. L’ultimo lavoro di Kim Kwang-Kyu, Il giorno in cui la mano destra fa male esce nel 2015, per celebrare i quarant’anni di scrittura poetica. Le sue poesie sono state tradotte in dieci lingue ed è in preparazione, a cura di Vincenza D’Urso, una selezione antologica in lingua italiana, la cui uscita è prevista entro il 2016. Gëzim Hajdari è nato in una famiglia di ex proprietari terrieri, i cui beni sono stati confiscati durante la dittatura comunista di Enver Hoxha. Ha studiato all’Università di Elbasan e alla Sapienza di Roma. Nell’inverno del 1991, Hajdari è tra i fondatori del Partito Democratico e del Partito Repubblicano della città di Lushnje, partiti d’opposizione. È cofondatore del settimanale di opposizione Ora e Fjalës. Nel corso della sua intensa attività di esponente politico e di giornalista d’opposizione in Albania, ha denunciato pubblicamente e ripetutamente i crimini, gli abusi e le speculazioni della vecchia nomenclatura comunista di Enver Hoxha e dei recenti regimi mascherati post-comunisti; dal 1992 è esule in Italia. Bilingue, scrive in albanese e in italiano. In Albania il suo contributo letterario viene ignorato volutamente dalla cultura di potere. Dal 1992 vive come esule in Italia. Traduce dall’italiano in albanese l’antologia Forse la vita è un cavallo che vola (1999); Il muschio e la pietra ( 2004). Dall’albanese traduce i poeti J. Radi e F. Haliti. È cittadino onorario per meriti letterari della città di Frosinone dal 2001. Tra le sue varie raccolte ricordiamo: Antologia della pioggia (2000); Erbamara (2001); Stigmate (2002); Spine nere (2004); San Pedro Cutud (2004); Poema dell’esilio (2005); Nûr. Eresia e besa (2012); I canti di nizàm (2012); Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista (2013); Poesie scelte 1990-2015 (2015). Musiche di Dino Rubino (piano e tromba) e Lorenzo Conte (contrabbasso). Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari contra’ Santa Corona 25 – 36100 Vicenza Numero verde 800.578875 www.gallerieditalia.com [email protected] UNA FOGLIA Quando la vallata del monte K’ŭnak era ridente nel suo verde delicato, al tempo in cui gli alberi erano fitti di nuovi germogli io che passai di lì non me ne accorsi. Quando il sentiero alle spalle del tempio rifulgeva di aceri rossastri e le foglie cadevano a mucchietti nel vento anche allora passando di lì non avvertii nulla. Un giorno, quando trascorso ormai un anno sporadici fiocchi di neve presero a cadere, una foglia penzolante dal ramo d’un giuggiolo desolato tutt’un tratto cadde, sola. Le foglie, germogliate una a una, insieme avevano trascorso un’intera estate per poi cadere di nuovo una a una. Le foglie mi stavano mostrando come si fa a svanire Kim Kwang-Kyu *** Sogno spesso di tornare sulla collina di siliquastri e di vivere accanto a te, ben venga la povertà, ma soltanto accanto a te. Sono trascorsi anni da quando mi hanno costretto ad andare via. Che fai? Che pensi? Ci salveremo in questa vita? È duro il destino dei poeti, ieri per la dittatura eravamo pericolosi, oggi per la libertà siamo inutili. Ah, se avessi amato una donna del villaggio, non avrei sofferto così tanto nelle città che uccidono, dove ogni secondo mi devo difendere. Scrivimi, se hai sentito il canto del cuculo sulla ginestra fiorita. Gëzim Hajdari.