Londra 2012 accende il braciere con una staffetta collettiva di giovani atleti

“Hey Jude”. Paul McCartney chiude in bellezza ”una grande vetrina di quel che la Gran Bretagna puà fare”, come l’ha definito David Cameron lo show da 27 milioni di sterline firmato da Danny Boyle all’insegna “dell’orgoglio nazionale ma anche della modestia” perché, ha spiegato il regista di The Millionnaire e di Trainspotting “dobbiamo capire il nostro posto nel mondo, insieme agli altri”. ”Come togheter” da Shakespeare ai Beatles, la città dei Giochi si presenta al mondo. E c’é anche un’autoironica Regina Elisabetta, nel ruolo di Bond Girl, con Daniel Craig nei panni dello 007 per un finto volo in paracadute sullo stadio ”Accessibile come non mai”, ha detto Boyle della Sovrana. Austerity dunque ma non troppo. 25 mila costumi, 7.500 comparse venute da tutto il mondo, tre mucche, nove oche, 70 pecore, elicotteri, sottomarini gialli, colombe in in lycra, Shakespeare, J. K. Rowling che legge Peter Pan e “Hey Jude” di Paul McCartney per uno show della creatività di una nazione icona che per secoli ha dominato il mondo e adesso è relegata al ruolo, al massimo, di comprimaria. Le Red Arrows sfrecciano sull’Olympic Stadium alle simboliche 20:12. Dopo un messaggio del segretario generale Ban Ki-moon, cheha portato la torcia e quindi la bandiera olimpica, una campana armonica da 27 tonnellate fusa per l’occasione, la più grande del mondo, suonata da Bradley Wiggins dà il via allo show. Sugli spalti 60 mila spettatori e una piccola Onu, tra cui l’italiano Giorgio Napolitano, Michelle Obama in rappresentanza del marito Barak, il premier russo Dmitri Medvedev, più qualche testa coronata in rappresentanza dell’audience globale di un miliardo di telespettatori. In mezzo allo stadio, un prato fiorito di 15 mila metri quadrati la “green ad pleasant land” di Jerusalem, l’inno non ufficiale del Regno Unito da una poesia di William Blake diventato colonna sonora del medagliere passando per Momenti di Gloria, il film olimpico per eccellenza.