Milano, “Opencare” progetto europeo per i bisogni di cura

“Sharing is caring” (condividere è prendersi cura), recita uno dei motti più utilizzati nell’epoca moderna. Attraverso la condivisione di conoscenze, esperienze e competenze ci si può prendere cura in concreto delle persone e proporre soluzioni innovative per rispondere ai loro bisogni. Parte da questo assunto “Opencare”, il nuovo progetto finanziato dalla Commissione Europea su uno dei bandi del programma Horizon 2020, presentato nella Sala Stampa di Palazzo Marino dall’assessore alle Politiche per il lavoro e Sviluppo economico Cristina Tajaniassieme a Costantino Bongiorno, co-fondatore del laboratorio di manifattura digitale WeMake, uno dei partner del progetto. “L’obiettivo di ‘Opencare’ – ha spiegato l’assessore Tajani –  è sperimentare nella nostra città nuove soluzioni ai bisogni di cura. I servizi tradizionali spesso si presentano come troppo standardizzati e riescono a rispondere solo in maniera parziale ai bisogni dei cittadini. L’Amministrazione, attraverso questo progetto, intende coinvolgere i milanesi e le comunità interessate per costruire e immaginare insieme soluzioni innovative, efficaci e personalizzate che riescano a rispondere alle singole necessità. Vogliamo confrontarci in maniera trasparente e totalmente aperta, poiché siamo convinti che le iniziative che partono dal basso siano in grado di generare un alto valore pubblico”. Il progetto è appena partito, avrà durata biennale e potrà contare su un finanziamento complessivo di oltre 1,5 milioni di euro. Il Comune di Milano e WeMake  – laboratorio milanese di manifattura digitale che fornisce a creativi e artisti strumenti di produzione e prototipazione avanzati soprattutto in un’ottica di innovazione sociale – coinvolgeranno molte comunità attive sul territorio, dalle social streets alle comunità di anziani e di donne immigrate, senza trascurare l’apporto dei singoli cittadini, allo scopo di immaginare e progettare nuovi manufatti e dispositivi che possano contribuire in maniera determinante a migliorare la qualità della vita di persone con disabilità o problematiche motorie. Molti gli esempi di possibili applicazioni: dai bastoni ‘intelligenti’ che potrebbero guidare vocalmente le persone non vedenti ai dispositivi per persone che hanno perso l’uso della parola o dell’udito fino alle protesi create attraverso le stampanti 3D. Tutte soluzioni che grazie alla fabbricazione digitale e alle tecnologie open potrebbero essere realizzate in tempi rapidi, a costi contenuti e con una forte personalizzazione. “Siamo felici di partecipare a un progetto che crea un ponte tra il mondo dei makers, il mondo delle tecnologie dal basso e quello delle comunità attive nell’ambito della cura – ha affermato Costantino Bongiorno -. La sperimentazione in questo campo è appena partita e il progetto ‘Opencare’ ci permette di crescere insieme al Comune di Milano e a tutta una serie di partner europei per raggiungere un impatto sociale sempre maggiore”. Apertura, trasparenza, condivisione e partecipazione sono le parole chiave di “Opencare”: tutta la sperimentazione infatti sarà discussa con una community online e le soluzioni prodotte e testate saranno documentate integralmente e rese disponibili online per chiunque intenda replicarle. Il progetto può contare su un partenariato internazionale che accanto al Comune di Milano e WeMake comprende Edgeryders (comunità online lanciata nel 2011 dal Consiglio d’Europa che conta oltre 500 giovani da tutta Europa), ScimPulse Foundation (organizzazione non profit con sede in Olanda), the Stockholm School of Economics e l’Università di Bordeaux.