Biosostenibile ed etica: è l’agricoltura “responsabile” che si sta rivelando un grande patrimonio del nostro Paese

Vedere e narrare l’agricoltura con altri occhi, elevare la testimonianza ad emozione, raccogliere con un taglio che si avvicina ai film del neorealismo e con il rigore dello studio antropologico per dire che esiste un’altra agricoltura. Quella che non va di moda, quella che non fa notizia, quella che tutela la biodiversità, la legalità, la solidarietà. Quella che non pensa solo al mercato, ma si offre come sostentamento, quella che è lontana anni luce dall’omologazione, ma difende la propria identità. Nasce da questa esigenza Bioresistenze, che potremmo anche chiamare anche bio-esistenze, il progetto promosso dalla Cia che sarà presentato venerdì 11 marzo prossimo in due incontri a Tricarico (mattina) e Scanzano (pomeriggio). Biosostenibile ed etica: è l’agricoltura “responsabile” che si sta rivelando un grande patrimonio del nostro Paese. Un’agricoltura che resiste alle mafie, al deturpamento dell’ambiente, del paesaggio e delle comunità. Su questo argomento si sviluppa il film documentario Bioresistenze realizzato da Guido Turus, autore anche di un omonimo libro; attraverso 50 testimonianze narra esperienze agricole, piccole e grandi, cooperative che gestiscono beni confiscati alle mafie, aziende a conduzione femminile, esempi d’imprenditoria giovanile, di salvaguardia dell’ambiente e di tutela della fertilità del suolo. Il termine bioresistenze descrive un “sano” rapporto con il territorio dimostrando quanto l’agricoltura non sia solo e semplicemente un azione economica/finanziaria ma, anche, pratica di resistenza alle forme di illegalità, resistenza all’uniformazione (che è appiattimento e non uguaglianza) sia culturale che alimentare, resistenza alla violenza con cui vengono trattate e gestite le risorse naturali, resistenza alla scomparsa di biodiversità. Al centro esperienze agricole eterogenee che descrivono un patrimonio comune: piccole e grandi, a conduzione femminile, d’imprenditoria giovanile, cooperative che lavorano i terreni confiscati alle mafie, aziende biologiche e biodinamiche, agricoltori che, indipendentemente dai marchi, fanno bene il loro lavoro e nel farlo tutelano e realizzano la democrazia. Per la Cia – sostiene una nota – si tratta di un impegno di testimonianza e della volontà di diffondere e far comprendere il valore del lavoro agricolo. Le storie raccolte da Guido Turus nel documentario sono una sorta di manifesto per biografie ed immagini dei valori alti dell’agricoltura: la solidarietà, la tutela della biodiversità, la difesa della legalità che sono i valori a cui da sempre è ispirata l’azione di rappresentanza e politica della Confederazione Italiana Agricoltori. Bioresistenze sarà lo strumento attraverso il quale noi vogliamo rappresentare l’insostituibile ruolo sociale ed economico del lavoro agricolo oltre al suo valore antropologico”. Agli incontri di venerdì 11 marzo a Tricarico (Teatro Comunale, ore 9,30) e il secondo a Scanzano Jonico (Centro Sociale Pensionati, ore 17) parteciperanno dirigenti locali, regionali e nazionali della Cia, il prof. Ettore Bove (Unibas) e il viceministro Filippo Bubbico.