Un’altra pagina triste per l’editoria: chiude la storica emittente siciliana D1 Television – Dura reazione dell’Editore

logo D1“1983 2016, D1 Television o meglio per chi ha memoria Tele D. Erano i primi giorni di marzo, avevo 9 anni quando un giorno tornando a casa trovai mio padre e i miei fratelli impegnati a collegare con diversi fili, alcuni apparati radiotelevisivi a me sconosciuti fino a quel momento. Ebbero così inizio, il 25 marzo, le prime trasmissioni di Tele D. Nel 2000 presero corpo i nuovi marchi D1 Television e D2 Channel realizzati per l’imminente passaggio al digitale terrestre. Tra il 2008 e il 2012 vengono riscritte tutte le regole del codice delle comunicazioni elettroniche, annullando di fatto tutti gli investimenti sostenuti, per divenire operatore di rete abilitato. Oggi, 8 marzo 2016, dopo 33 anni di attività ho dovuto disattivare i miei impianti di trasmissione e scrivere la parola fine alla mia attività e di conseguenza chiudere la mia azienda.” Questo è lo sfogo amaro e comprensibile di Francesco Di Fazio, editore dell’emittente catanese D1 Television e D2 Channel, che da ieri, 8 marzo, chiude definitivamente l’attività. Chiude così il «salotto televisivo» locale che in questi ultimi 30 anni ha fatto tendenza in tutto il nostro territorio puntando molto su politica, cronaca, sul sociale, arte e cultura, ed eventi mandati anche in diretta, ma non solo. E’ stata la tv locale che più cercava di «fare il verso» ai network moderni nazionali. Certo questo ha implicato investimenti ingenti, e dopo anni di sacrifici, e investimenti, alla fine ha dovuto dire stop. “In questi ultimi anni – continua Di Fazioho lottato con tutte le mie forze per evitare quello che è successo oggi, tramite l’associzione Rea di cui sono coordinatore regionale, ho sensibilizzato tutti quei soggetti politici, istituzionali e sindacali senza riuscire ad ottenere neanche il minimo risultato della comprensione del problema. Ho preso più volte atto dell’incompetenza e dell’ignoranza in materia da parte di ogni singolo politico, che si a stento limitato a far finta di essere indignato per pochi secondi, utili a dileguarsi a ritornare a pensare ai suoi interessi. Alla luce di quanto sopra esposto – conclude Francesco Di Faziooggi, a 42 anni, ho compreso ancora una volta di come “funziona” questo paese Italia e dei suoi personaggi che orbitano di cui devi scegliere se, farne parte o meglio evitarne il contagio e magari guardare altri orizzonti, oltre questa fogna chiamata Italia.” Chiude una realtà che, in questi anni, è stata la colonna sonora della città, raccontando tantissime vicende, senza falsa retorica, ha rappresentato molto per questo territorio e non solo.