Se mai ci fosse un sogno

567 Se mai ci fosse un sogno Di Vincenzo Calafiore 23 febbraio 2016- Udine Scorrendo le pagine di un libro ti ho trovata, dapprima non ci feci caso, tornai sui miei passi e mi sono soffermato non so per quanto tempo a leggere quella pagina che di te parlava. Pian piano ho cominciato a conoscerti, a parlare con te nelle mie ore notturne. Venivo da un “ lontano” che in tutte le maniere cercai di tenere distante, addirittura pensai pure di cancellarlo senza riuscirci mai, così ero legato come una barca a una boa che si allontana da essa per quei metri di corda. Era una di quelle sere in cui senti che non ce la fai più a reggere il peso di quel mondo a cui non si vuole andare e intanto sfogliavo quel libro e leggevo di te. Mi fecero tenerezza la nostalgia e la solitudine nascosta negli occhi, cominciai a guardarti in quella fotografia per tante notti, sempre lì su quella pagina di un libro grande come un mondo, sempre a scavare sempre in cerca, sempre di te a voler conoscere di più. Ci tornavo perché sapevo di trovarti. Ci tornavo per quegli occhi. Lo so nella vita tutti partiamo per cercare qualcosa, senza sapere cos’è, senza conoscerne l’entità eppure ugualmente ci mettiamo in viaggio affrontando l’impossibile scalando le salite più dure pur di arrivare in cima per acciuffare il nostro sogno. Quel sogno che poi ti farà sognare e volare ancora, quel sogno che ti porterà altri sogni ed è come andare da un altrove ad un altro altrove, sempre più uomo. Così sono passati tanti giorni e notti senza conoscere il tuo nome; te ne diedi uno e con quello a volte ti chiamavo senza coraggio, con le mani legate da una paura più grande di me; paura di perderti per sempre, paura di non riuscire nemmeno a dirti Kalos! Che stupido. Che stupido sono stato a innamorarmi di te che mi incuti tanta paura da non farmi bussare alla tua porta. Così sono passati mesi, di te sapevo tutto, ti conoscevo già e ti davo anche del tu, sono riuscito a dirti t’amo! Amo quegli occhi, quel tuo fare sbarazzino e provocante, amo quel tuo sorriso, amo, amo. Il momento peggiore ogni volta era, è, lo spegnere la luce, chiudere il libro sul quel segna pagina con la mia intima certezza che l’indomani svegliandomi ti avrei ritrovata, qui davanti ai miei occhi stanchi di parole, stanchi di luce. Se mai ci fosse un sogno da poter scegliere io sceglierei te, il mio sogno. Com’è possibile amare e desiderare un sogno? Io lo amo e lo desidero perché è vivo, perché è in me, perché quel sogno sei tu, una infinita parola pronunciata piano per non svelare al mondo la tua esistenza, la tua essenza, la tua presenza. Com’è buia la notte. Non una luce, niente di niente per infinite ore d’attesa in questa stazione ai bordi di un immaginario che si condensa in sottili filamenti che mi legano all’attesa di un treno che passi. Un treno da prendere per passare davanti ad altre mille stazioni prima di raggiungerti: ogni notte è stato così. Mi salva il cielo, stelle a milioni, viaggio a naso in quel buio pesto, l’orologiaio dell’universo mi indica la strada da fare fra le mille costellazioni per raggiungerti; l’unica cosa luminosa sono gli incendi che divampano nel mio cuore che accelera se solo avverte la tua presenza. Improvvisamente una notte sentii il tuo profumo, forte e denso, forse eri tu a cavallo di un sogno o si è trattato di un inganno del desiderio di incontrarti. Ardono mille fuochi attorno al cuore, peccato che tu questa notte non ci sei, ancora una volta da sogno hai preferito andar via chissà dove. Se mai ci fosse un sogno…… io sceglierei te! Cado in una specie di rammemorazione silenziosa ove si ricompone la tua immagine… magia di un sogno che continua!