Trento, l’avventura dell’adozione: i progetti per i bambini e per le famiglie

Nella seduta del 9 febbraio scorso, con deliberazione n. 24, il Consiglio comunale ha approvato il disciplinare tra la Provincia autonoma di Trento e le Comunità/Comuni affidatari di funzioni e compiti in materia di adozione. Il documento conferma le modalità di svolgimento della competenza adottiva avviate negli anni scorsi e mirate ad uniformare la qualità di intervento su tutto il territorio provinciale, e nello stesso tempo amplia gli interventi e le attività affidati, aprendo nuovi spazi di operatività, considerata anche la diminuzione del numero dei bambini entrati per adozione internazionale e delle coppie aspiranti all’adozione nel triennio sperimentale terminato al 31 dicembre 2015. Per quanto riguarda Trento, le istanze pervenute sono state 22 nel 2011, 23 nel 2012, 13 nel 2013, 18 nel 2014 e 11 nei primi nove mesi del 2015; negli stessi anni di riferimento, i minori seguiti sono stati 32, 39, 27, 36 e 24. In particolare le finalità di questo ampliamento sono quelle di creare continuità nella fase postadottiva tra i primi anni dall’ingresso del figlio adottivo in famiglia e gli anni successivi, in modo da garantire alle famiglie adottive continuità di referenti qualificati lungo il loro corso di vita, negli snodi problematici che si trovano a vivere, e promuovere progettazioni a carattere preventivo, privilegiando forme collaborative e sinergie operative tra soggetti affidatari e laddove possibile tra soggetti pubblici e privati, come ad esempio enti autorizzati e associazioni di famiglie adottive. Il Comune, attraverso l’area adozioni del servizio Attività sociali e in particolare l’operato degli assistenti sociali dedicati, svolge una funzione di accompagnamento della famiglia nelle varie fasi dell’adozione, dalle prime informazioni alla preparazione, continuando anche dopo l’adozione a seguire e sostenere i genitori e i bambini. Queste attività vengono svolte anche per i Comuni di Aldeno, Cimone e Garniga Terme, nonché per le Comunità Rotaliana-Konisgsberg, Paganella, Valle di Cembra e Valle dei Laghi, mettendo a disposizione l’apparato logistico necessario ed assegnando assistenti sociali, e un supporto viene assicurato anche alla Comunità Alta Valsugana. In questo contesto sono diversi i progetti che negli anni sono stati realizzati dagli assistenti sociali:

Progetto Scrigno Attivato a partire dal 2004, è uno spazio di ascolto al bambino adottivo, un percorso individualizzato che rappresenta un’opportunità nell’affrontare esperienze personali o eventi della sua vita difficilmente comprensibili e collocabili all’interno della sua storia evolutiva, aiutato da un operatore discreto, disponibile ed attento. Ci si è accorti che spesso l’attenzione è orientata prevalentemente al sostegno dei nuovi genitori adottivi, rischiando di far passare in secondo piano il fatto che il bambino, al momento dell’arrivo in Italia, vive una fase di disorientamento, è alla ricerca di significati, poiché ha perso i riferimenti passati e la nuova realtà non gli appartiene ancora. Attraverso il gioco, il disegno, il dialogo, il bambino recupera il suo passato, legandolo al nuovo presente che si apre davanti a lui e viene aiutato a costruire un senso di continuità delle esperienze, del pensiero, dell’identità e dell’interezza della sua personalità, facendo crescere con maggiore serenità non solo lui ma anche i suoi genitori. Dall’esperienza del progetto Scrigno e da un’idea nata dalle assistenti sociali che lo hanno realizzato, Nicoletta Poli e Maura Zandonai, è nato il lifebook, uno strumento utilizzato ed apprezzato ormai da anni all’estero, ma ancora poco conosciuto in Italia, dove non esiste fino ad ora materiale scritto a cui fare riferimento. Ma che cos’è il lifebook? È una raccolta di parole, fotografie, ricordi, favole che creano un filo rosso nella vita di un bambino che è stato adottato, una biografia onesta della sua vita partendo dal giorno della nascita, una ricostruzione veritiera dei fatti dei quali si è a conoscenza e dei significati ad essi sottesi. Dal momento che la costruzione della propria identità è un processo a tappe, il lifebook può diventare lo strumento che accompagna questa evoluzione, restituendo al figlio adottivo elementi di conoscenza e comprensione ai quali potersi riferire. Il progetto è quello di far diventare a breve il lifebook un vero e proprio libro, da consegnare alle famiglie perché lo riempiano con la loro personale storia, diventando autori di una piccola ma preziosa guida per camminare insieme.

Voglia di … famiglia. I nonni e gli zii nell’adozione L’adozione, come la nascita, è un evento che coinvolge tutta la famiglia in senso lato: i nonni e gli zii hanno un ruolo importante nell’accogliere il bambino adottato e nell’aiutare i genitori in questo progetto sin dai primi passi. Il percorso parte già nel periodo di attesa dell’adozione e si svolge attraverso una giornata informativa durante la quale si dà spazio alle testimonianze di nonni e zii che hanno già vissuto l’esperienza adottiva. Per chi lo desidera si prosegue poi con un gruppo di confronto dove è possibile scambiarsi idee e opinioni, raccogliere informazioni e confrontarsi.

Le sfide dell’adolescenza adottiva Nella primavera del 2012 l’area adozioni ha promosso l’apertura di un tavolo di lavoro con genitori adottivi di figli adolescenti che si trovano, nella fase di passaggio all’età adulta, ad affrontare peculiari elementi di complessità nella costruzione della propria identità: deve fare un bilancio della propria storia pregressa, deve riuscire ad integrare ed armonizzare i diversi fattori dello sviluppo individuale che a fronte del suo passato possono rappresentare maggiori disarmonie, deve rinegoziare il rapporto con i genitori, deve fare i conti con un corpo che cambia e spesso con una diversità somatica. I genitori adottivi ricoprono un fondamentale ruolo nell’accompagnare il figlio adottivo in questa delicata fase, vivendo talvolta momenti di serio disorientamento. Al tavolo hanno aderito 16 famiglie adottive e dall’esperienza, nel 2013, è scaturito un percorso formativo per genitori con un esperto a sostegno del loro ruolo genitoriale e la formazione di un gruppo parallelo di adolescenti adottati che prosegue la sua attività.