Trento, Giorno del Ricordo: le parole del sindaco

Di seguito il discorso del sindaco in occasione del Giorno del Ricordo.

“Mi piacerebbe che il giorno del Ricordo fosse una giornata di riflessione commossa e di commemorazione pietosa. Invece, anno dopo anno, il 10 febbraio ci appare come un campo di battaglia, un duello combattuto a colpi di slogan, furti oltraggiosi, minacce, distinguo capziosi. A questo proposito, mi viene in mente un’analisi scritta qualche anno fa dal politico-scrittore Gianfranco Bettin, purtroppo valida anche oggi.

“A volte, nelle foibe, i condannati venivano gettati vivi, in certi casi legati a un cadavere di un giustiziato, per rendere la loro sorte ancora più atroce – scriveva Bettin – Si ha spesso l’impressione che anche la verità venga gettata viva in una fossa di menzogne e ambiguità quando si parla delle foibe e degli eventi che resero tragico il destino di migliaia e migliaia di persone, uccise o esiliate, poco prima e poco dopo la fine della seconda guerra mondiale sul confine orientale italiano”.

Bettin constata come la memoria di uno dei crimini più terribili del secolo scorso sia una memoria difficile, una memoria spesso negata, oltraggiata, deformata, diventata pretesto per polemiche politiche che a noi appaiono un reperto archeologico di ideologie oramai fuori corso. Ma questo accapigliarsi – purtroppo non solo in senso figurato – su questo doloroso pezzo della nostra storia non è causale. E’ probabilmente il frutto della rimozione che, per molto tempo, ha colpito tanto le biografie delle vittime quanto la tragedia dei sopravvissuti, a cui per molto tempo non è stato riconosciuto neppure il diritto di piangere i propri cari o lo sradicamento dal luogo chiamato casa. E’ chiaro che se le istituzioni non si fanno carico di onorare i morti e di riconoscere i torti, sarà qualcun a farlo, magari in modo strumentale. E qualcun altro risponderà, dall’altro versante politico, cercando di giustificare un crimine con un altro crimine, un’ingiustizia con un’altra ingiustizia.

Tutto questo è disonesto dal punto di vista storico come dal punto di vista morale. Perché è vero che, come scriveva Norberto Bobbio, “la storia umana è un tremendo groviglio” di torti e ragioni. E’ vero che “ogni qualvolta il diabolico orgoglio fa prendere in mano il capo sbagliato, il groviglio diventa sempre più inestricabile”. Però, a distanza di così tanti anni, non deve essere l’orgoglio, né il risentimento né il desiderio di vendetta a guidarci nella doverosa ricostruzione di ciò che è stato. Ci occorrono invece il rigore e la pietà, lo studio e la capacità di ascoltare un dolore che è ancora vivo e chiede di essere riconosciuto. Solo così potremmo colmare il vuoto di memoria che per tanto tempo ci ha afflitto con una memoria civile e istituzionale, pacificata e condivisa.

Noi siamo dunque qui oggi per riaffermare che l’orrore delle foibe non può essere né negato, né dimenticato, né giustificato in nome di qualsivoglia ragione politica. Siamo qui per dire che non esistono vittime di serie B, come qualcuno ancora oggi sostiene. Siamo qui perché non possiamo ammettere che qualcuno si costruisca una patria su misura, in cui i carnefici diventano eroi e le vittime inermi si tramutano in colpevoli.

Non mi resta allora che ringraziare tutti voi, familiari e amici delle vittime, per la vostra presenza qui oggi. Grazie per il vostro impegno nel tener vivo il ricordo di ciò che è stato e che non dovrà ripetersi mai più. A ognuno di voi vada l’abbraccio ideale di questa Amministrazione comunale”.