M5S, a Civitavecchia, ha fallito tutti i punti qualificanti della sua politica ambientale

Avevano puntato tutta la loro campagna elettorale sulla trasparenza delle procedure, la riapertura dell’AIA, la chiusura della centrale a carbone e la rinuncia ai soldi dell’Enel ritenuti “sporchi di sangue”. Ma i cosiddetti “punti qualificanti” della politica ambientale proposta dal Movimento Cinque Stelle alle ultime elezioni amministrative di Civitavecchia erano soltanto fuffa politica. A circa due anni dall’insediamento della Giunta, infatti, la centrale TVN continua a funzionare regolarmente mentre è chiusa la rete di monitoraggio della qualità dell’aria prescritta dalla VIA; l’AIA non è stata riaperta; e infine l’Osservatorio ambientale non è più finanziato mentre il comune – pecunia non olet – ha incassato sette milioni di euro dall’Enel con un accordo che si ha timore di discutere pubblicamente persino in Consiglio Comunale. Dunque, la differenza tra promesse ed obiettivi conseguiti è sotto gli occhi di tutti e non è certo sfuggita all’assessore ambientalista Alessandro Manuedda che per giustificarla è sceso in campo rivendicando il merito di aver interrotto la rilevazione di dati ritenuti illegali e denunciando la responsabilità del locale Osservatorio Ambientale il quale, a suo dire, “terrebbe in ostaggio” le stazioni della rete. Peccato che nella foga dell’intervento il prode Manuedda abbia dimenticato di citare due documenti che pur dovrebbero essere in bella mostra sulla sua scrivania: una lettera del ministero dell’Ambiente e un verbale dell’unica riunione (18/1/2016) convocata dal Comune per rientrare in possesso della rete di monitoraggio. Se avesse visto la lettera con la quale il Ministero chiede al Comune di fornire assicurazioni sul fatto che la rete continui a funzionare regolarmente, si sarebbe certamente chiesto perché questa istituzione non è mai intervenuta quando venivano rilevati dati da lui ritenuti “illegali” ma interviene oggi che la rete è stata spenta. E magari si sarebbe anche accorto che la vera illegalità è quella odierna, provocata dal suo intervento, che consente all’Enel di eludere una prescrizione VIA. Se avesse letto il verbale dell’incontro, avrebbe realizzato che il Consorzio ha dato la sua immediata disponibilità a procedere nelle operazioni di restituzione della rete e che è l’amministrazione Comunale a chiedere tempo per capire quali siano i beni di sua proprietà. E avrebbe magari concluso che a “tenere in ostaggio” le centraline non è l’Osservatorio ma la disorganizzazione dei suoi uffici tecnici. Non crede, assessore, che una maggiore riflessione e un pizzico di onestà intellettuale avrebbero consentito una più razionale gestione del problema e gli avrebbero evitato di raccontare “storielle” ai cittadini? La sgangherata iniziativa dell’amministrazione Comunale di Civitavecchia non provoca danni solo al territorio di sua competenza ma priva i comuni del circondario del controllo della qualità dell’aria, tutta la cittadinanza dell’informazione di cui ha diritto e otto ragazzi del loro posto di lavoro. In compenso potrebbe però far risparmiare oltre un milione di euro all’Enel qualora passasse l’improvvido principio da voi proposto secondo cui non è l’“inquinatore” a doversi far carico delle spese per il controllo dell’inquinamento ma i cittadini con le tasse. Il recesso del Comune di Civitavecchia ha infatti privato l’Osservatorio di ogni risorsa economica congelandone di fatto l’attività. Non si potranno quindi più consultare i dati di qualità dell’aria sul sito ne leggerli sui pannelli distribuiti nel territorio. Ma non potrà più essere pubblicato nemmeno quel rapporto annuale i cui dati, solo per fare un esempio, sono proprio in questi giorni usati dai cittadini che protestano davanti al tribunale per richiamare una maggior attenzione delle autorità giudiziarie sui rischi ambientali per la salute presenti nell’area. Era questo che voleva il Movimento Cinque Stelle?