L’Amore vero

388.jpegteatro L’Amore vero Di Vincenzo Calafiore 5 febbraio 2016- Udine “ Il Teatro è una fucina di uomini, donne che consapevolmente vanno incontro a disagi e ristrettezze economiche solo per Amore dell’arte. E non c’è libertà migliore! “ In questi giorni ho compiuto un viaggio a ritroso nel tempo con la venuta di Carlo Vitale, a quando non sapeva di essere un predestinato; fui io a spronarlo, ad avviarlo all’arte stupenda del teatro, fui io a dirgli: Va! Detta così parrebbe una bella fiaba, e lo è infatti, se non si tenesse conto di quanto difficile sia realizzarla. Ora fa parte del Cast della Compagnia Italiana dell’Operetta, assieme a Costantino Massimiliano, Santoro Silvia, Geninatti Chiolero Irene, tanto per citarne alcuni. Dovrei anche raccontare e farvi conoscere quella che ritengo sia una bellissima realtà, la: Compagnia Italiana di Operette, vi rimando a fare le ricerche su Google citandone il nome e avrete tutte le informazioni che desiderate. No, io vi parlerò o meglio cercherò di raccontarvi il “ dietro le quinte”, parlarvi più dell’umano, (che delle disattese promesse di un governo, per cui queste realtà bellissime non esistono), che la compone, nella maniera che i miei occhi hanno visto, come ciò che conosco, come ciò immagino. Diversamente, facendo loro delle domande certo non basterebbero due o tre pagine di un editoriale, ma lascio a voi che leggete la possibilità di immaginare e vivere il patos che sale da quelle tavole di un palcoscenico di un teatro bello e moderno. E dei tanti, la maggior parte dei teatri meno blasonati, piccoli e angusti che si trovano in tutta Italia che la Compagnia Italiana di Operette non disdegna per il semplice motivo che a spingerli e sostenerli è l’amore per l’arte della recitazione. Vi assicuro che è una bellissima malattia della quale la gente che ne è contagiata spera di non guarirne mai! Il dietro le quinte di ogni rappresentazione significa impegno, ore e ore di prove, studio del copione, imparare a memoria ogni canzone, ricordarsi dei passi e movimenti, della gestualità, da compiersi durante la rappresentazione. Ma significa anche, affanno, tensione, lontananza dai propri affetti, dalla propria vita, dai sentimenti; è anche sacrificio se si pensa alla diaria dalla quale detrarre il vitto e l’alloggio, per non aggiungere le spese extra quale sono le sigarette, la ricarica del telefonino con il quale sentire genitori, sposi, mogli, figli, di questi moderni viaggianti, viaggiatori. Ho potuto vedere i disagi che queste “ persone” affrontano dove non c’è neppure la possibilità di una stanza per cambiarsi di abiti di scena seppure nella discreta promiscuità. Così nasce il gruppo, e non importa se è il primo attore o la prima attrice, il corpo di ballo, tutti assieme uniti dal disagio e dal piacere di fare un qualcosa che pochi se lo possono permettere: recitare, regalare emozioni, fare vivere un sogno a chi sta a guardare, a seguire, ad ascoltare. Ma dietro le quinte ci sono mezzi e uomini che caricano e scaricano le scenografie, le montano e le smontano a fine spettacolo….. il teatro deve essere lasciato come è stato trovato, e non solo ci sono gli elettricisti, i fonici. A fine spettacolo la “ platea” va via, soddisfatta e rilassata, commentando positivamente o negativamente, chissà se penserà mentre si mette a letto specialmente nelle fredde e ghiacciate nottate, che c’è gente che ripiega gli abiti di scena, riavvolge cavi elettrici, smonta tutto e va via forse con poco riposo per ricominciare da un’altra parte, dove arrivare significa già ripartire. Ed è come chiedersi davanti a uno specchio: che ci fai qui? Siamo tutti da qualche parte!