L’emigrazione lucana raccontata da Renato Cantore

Le ricerche di Cantore continuano, fornendo nuove sorprese ma anche la conferma che esse sono utili per “capire l’emigrazione lucana del secolo scorso ma anche la Basilicata di oggi”. Per entrare nel tema della serata organizzata dall’Associazione dei Lucani di Roma, si è iniziato in modo intenzionalmente contrastante col titolo dell’incontro: “L’emigrazione senza retorica…” con le note di una celeberrima canzone eseguita da “don Pablo” (Paolo Continanza), evocativa dei sentimenti ed emozioni legati al dolore delle separazioni ed alla perenne nostalgia di luoghi e persone da cui ci si è separati. Nella stessa logica si colloca anche la struggente poesia di Giuseppe Maria Lotano, “La valigia”, che lega emigrazione di ieri e di oggi. L’emigrazione, è stata ed è sicuramente dolorosa come narrata nelle canzoni ma, rompendo l’isolamento, ha liberato anche le energie di persone che si sono dovute mettere in discussione nei luoghi di approdo, sfidati da lingue diverse, pregiudizi, interessi costituiti, ed altre difficoltà con le quali alcuni si sono confrontati meglio di altri, in virtù di circostanze ma anche di capacità ed atteggiamenti personali. Ne sono usciti meglio quelli che Cantore, con una felice espressione, chiama il “popolo di prua”. Nelle lunghe e disagevoli traversate, mentre i passeggeri ricchi e benestanti pranzavano, ai migranti di terza classe veniva concesso di salire sui ponti superiori del “bastimento”. Solitamente la maggior parte andava nella zona di poppa della nave, quella da cui partendo avevano visto le ultime immagini del suolo patrio, mentre un numero minore si dirigeva a prua, ansiosi di veder apparire il luogo d’arrivo. Sicuramente collocabili nel popolo di prua, sono le personalità cui sono rivolte le ricerche di Cantore. Personaggi che hanno partecipato talvolta in modo determinante alla realizzazione del “sogno americano”. Tra essi, il padre muratore e soprattutto Charles Paterno (Paternò in origine), medico che si vide moralmente “costretto” a rilevare l’azienda paterna di costruzioni trasformandola in una delle più innovative realtà edilizie di New York. Oltre a varie costruzioni di grandi dimensioni, Paterno edificò un insieme di 5 grandi palazzi in una delle zone verdi e più belle di Manhattan destinata alla emergente classe media, dotata della più moderna tecnologia domotica dell’epoca e con vista sul fiume Hudson, da ogni appartamento. Cosa che rende Castle Village tuttora uno dei più ambiti centri residenziali della città. Tra i tanti suoi meriti: la Paterno Library nella Columbia University. Altra grandissima personalità di cui Renato Cantore ha proposto storie ed immagini, è quella di Rocco Petrone, figlio di emigranti di Sasso di Castalda (Pz), ingegnere coordinatore del Progetto Apollo che ha portato l’uomo sulla Luna. Malgrado il suo aspetto di uomo semplice e tranquillo, Rocco Petrone era soprannominato la “tigre”, per la determinazione sul lavoro, apprezzato al punto da diventare poi Direttore del Marshall Space Flight Center della Nasa. La terza persona a ricoprire la carica, la prima di origini non tedesche! A questi nomi di grande successo e simboli di innovazione si possono aggiungere quelli di Ed McBain, nome d’arte Evan Hunter, nato a Muro Lucano come Salvatore Lombino, soggettista cinematografico (tra i film Uccelli di Hitchcock) e scrittore, forse il maggiore “giallista” americano. Di cui, a sorpresa, l’ing Grippo, uno degli associati, ha portato in regalo uno sei suoi libri. E, poi, ancora, Joseph Stella, tra i grandi pittori del Novecento, di cui si è parlato nel precedente evento della nostra associazione al MACRO. In aggiunta e per conferma di quanto ricco sia il campo d’indagine della emigrazione di successo, Cantore ha anticipato qualcosa sulle personalità attualmente oggetto delle sue indagini e che, conclusi gli scrupolosi approfondimenti potrebbero approdare in altre storie narrate e pubblicate: • Leonard Coviello (Avigliano 1887 – Messina 1982), pedagogista ed accademico italiano naturalizzato statunitense, che si è battuto per l’integrazione nella scuola americana dei figli degli emigranti italiani e non solo. Quasi sconosciuto in Italia, resta un’autorità scientifica e morale negli USA; • Vito Marcantonio (1902-1954 New York), politico e avvocato italo americano, il primo studente di origine italiana a vincere una borsa di studio in una delle migliori High School, fu scelto dal mitico Fiorello LaGuardia come capo del comitato elettorale e, dopo la sua elezione a sindaco di New York (uno dei più grandi), lo sostituì come deputato al Parlamento, dove restò per 14 anni dal 1934 al 1950. Anno d’inizio della guerra di Corea, verso la quale fu l’unico parlamentare a votare contro, inimicandosi politici, governo, Chiesa Cattolica, l’establishment e gran parte della opinione pubblica allergica verso idee radicali. Per questo, la CIA lo aveva classificato come sovversivo, da arrestare in determinate circostanze. Attualmente, Vito Marcantonio, è una figura di spicco oggetto di studio da parte di studenti ed intellettuali fuori dal main stream. Una semplice ricerca su Google, fatta su di lui dopo l’ascolto della conversazione di Cantore, consente di scoprire una realtà di grandissima rilevanza umana, professionale e politica.