Napoli, colpo al clan Lo Russo 18 arresti, il boss è una donna

Operazione dei Carabinieri all’alba. Arrestate 18 persone ritenute affiliate al clan camorristico dei “Lo Russo”, che opera nella zona nord di Napoli. Nel corso del blitz i militari del Gico della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

I Carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, sigarette e carburante di contrabbando. Nelle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i militari hanno documentato l’operatività del clan che si dedica soprattutto allo spaccio di consistenti quantitativi di stupefacenti e hanno individuato i presunti responsabili di un consistente traffico internazionale di sigarette e carburante.

Dopo gli arresti degli elementi più influenti del clan, nel suo ruolo di moglie del boss, ha continuato a tenere in mano le redini della cosca pianificando e ordinando estorsioni a tappeto ai danni di numerosi imprenditori e amministratori locali. È quanto hanno accertato la Dda di Napoli e i Carabinieri ai danni di Angela Alessi, moglie di Filippo Petruolo, da tempo detenuto, capo dell’omonimo clan. Alessi è stata fermata insieme a Cosimo Petruolo, figlio del boss, che secondo l’accusa effettuava le estorsioni su incarico della donna che aveva preso il comando della cosca dopo l’arresto qualche mese fa dell’elemento di spicco Francesco Argenziano.

Almeno sei i casi di estorsioni tentate e consumate accertate dagli inquirenti e commesse tra i mesi di luglio e dicembre 2015; le tangenti venivano chieste alle canoniche scadenza di Ferragosto e Natale. Tra le vittime un imprenditore che riveste la carica di consigliere comunale a Macerata Campania, operatori del settore edile, rivenditori di elettrodomestici. Tutti hanno confermato le richieste di pizzo ricevute e qualcuno anche le aggressioni fisiche subite al rifiuto di pagare. A mettere in moto le indagini proprio la denuncia di un imprenditore edile.