Melfi diventi uno stabilimento a marchio Jeep

“Non importa quello che gli altri dicono, che Melfi diventi uno stabilimento a marchio Jeep per noi rimane un sogno, o perché no un obiettivo a cui puntare. Ma che qualcuno ci accusi di voler distruggere lo stabilimento che in questi anni abbiamo cercato di proteggere e far crescere, perché da lì prende il via la nostra storia umana prima che sindacale, questo davvero non possiamo accettarlo”. Così il segretario regionale della Uilm, Marco Lomio. “Se in questi anni c’è stato qualcuno – aggiunge – che ha creduto che lo stabilimento di S. Nicola di Melfi non fosse destinato ad essere solo una parentesi breve della storia della Basilicata questa è stata la Uilm. Abbiamo invocato alla responsabilità quando occorreva richiamare tutta la caparbia abnegazione di cui solo un popolo che ha scritto nel proprio dna il lavoro e il senso del dovere quali caratteri distintivi, può farsi portatore. Ma con la stessa caparbietà con cui abbiamo sperato di proteggere questo stabilimento nei momenti difficili, con quello stesso feroce attaccamento alla nostra regione che vorremmo veder rifiorire invece spegnersi, oggi che sembra siamo riusciti a ritagliarci un ruolo rilevante nel settore dell’automotive, vorremmo vedere lo stabilimento crescere e non barcamenarsi e sopravvivere strappando qualche modello agli altri stabilimenti del gruppo. A chi ha pensato che chiedere che Melfi diventi uno stabilimento Jeep fosse solo una provocazione, oggi rispondo cercando di raccontare quello che abbiamo in mente. Se Melfi è riuscita a produrre la Renegade, suv apprezzato dall’esigentissimo mercato americano abituato a modelli altamente tecnologici e con finiture di pregio, perché non ipotizzare un percorso che stringa definitivamente il rapporto con il mercato americano? Fare di Melfi uno stabilimento Jeep, per chi non lo avesse capito, non vorrebbe dire avere uno stabilimento monolinea in cui si produce un solo modello, ossia la Renegade, ma al contrario – sostiene Lomio – un polo altamente specializzato che proprio dall’esperienza acquisita diventi in grado di rispondere in maniera, pronta efficace ed efficiente alle richieste del più importante marchio di produzione di suv, nella realizzazione di nuovi modelli, peraltro già annunciati durante il meeting di Las Vegas, di fine agosto. La professionalità rapidamente acquisita dai nostri lavoratori nella realizzazione di modelli complessi con molti motori e molte versioni, che richiedono cura e qualità del montaggio, hanno messo sotto gli occhi di tutti un polo industriale per auto ad alta produttività e ad alto valore aggiunto. Per una volta vorremmo essere profeti nella nostra patria, vorremmo essere i primi a credere che da qui, da Melfi, possiamo lanciare al mondo dell’automotive una nuova sfida invece di aspettare che qualcosa si muova o che qualcuno ci porti il lavoro in casa come una concessione”. “Mi viene in mente, una frase di Stefano Benni che leggevo qualche giorno fa, “ci vuole un gran fisico per correre dietro ai sogni” se ci penso oggi alla luce della strumentale polemica che qualcuno sta cercando di innescare con noi, per le dichiarazioni fatte su Melfi e il marchio Jeep, mi verrebbe da aggiungere che ci vogliono occhi che sappiano guardare oltre il proprio naso, che siano in grado di cogliere i cambiamenti prima che accadano. Occorre, in una regione come la Basilicata, smettere di avere paura della crescita, ma al contrario – conclude – incoraggiare il mercato del lavoro e chiedere che le istituzioni e la politica facciano la propria parte perché non è mai troppo presto per cominciare a pensare al futuro”.