Genova, profughi superare gli stereotipi e accogliere incontro con gli studenti del convitto Colombo

“L’incontro è stato organizzato pochi giorni prima della strage di Parigi del 13 novembre, e questo terribile evento rischia di farci avvitare su reazioni istintive, come identificare l’Islam con il terrorismo, e vanificare le azioni di protezione e accoglienza dei profughi. Ma non ci devono essere attenuanti per chi usa la paura per allontanare le persone, per dividere, per escludere”.

Così il dirigente scolastico Paolo Cortigiani ha aperto l’appuntamento dei ragazzi del convitto “Colombo” con il sindaco Marco Doria, Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite, il direttore dell’ufficio scolastico regionale Rosaria Pagano e Corrado Oppedisano, del Consiglio Nazionale per la Cooperazione Internazionale al ministero degli Esteri, per un confronto sul tema dell’accoglienza dei profughi. “Ci sono sempre state migrazioni – ha ricordato il sindaco Doria – le persone si sono sempre spostate per cercare condizioni di vita migliori. E in genere è stato così. Ma nessun viaggio, neanche quello in terza classe degli emigranti italiani della fine dell’800, era così terribile”.

“Quella di oggi è una crisi mondiale di instabilità che non ha precedenti – ha sottolineato Carlotta Sami – la globalizzazione riesce a far muovere merci e persone ma non a creare regole per non far replicare i conflitti”. Secondo l’alto commissariato Onu, negli ultimi quattro anni il numero delle persone in fuga, indifferentemente da guerre o povertà, si è quadruplicato: oggi, ogni giorno, 42.500 persone scappano dal loro paese.

“Le norme non sono sempre adeguate – ha spiegato Carlotta Sami – e l’italia, nonostante i problemi sulla qualità dell’accoglienza, è assolutamente garantista circa i diritti di tutti. Senza distinzione tra chi scappa per fame o per la guerra ”. Sul fronte della prima accoglienza i sindaci sono in prima linea, in rapporto stretto con le prefetture. “A Genova abbiamo circa 700/800 migranti accolti in varie strutture – ha spiegato Doria – e visto che a Genova siamo 590.000 abitanti, il rapporto è 1 migrante ogni 700 abitanti, circa. Per questo il luogo comune che sento “ci stanno invadendo” non corrisponde senz’altro al vero”. Proprio dagli stereotipi, dalle frasi fatte e ricorrenti che vengono usate per descrivere la volontà di non accoglienza, è iniziata la riflessione degli studenti che hanno preparato un volantino nel quale hanno raccolto quelle più usate: oltre a “ci stanno invadendo”, ci rubano il lavoro, portano malattie, aiutiamoli a casa loro, non abbiamo bisogno di loro. Solo per citarne alcune. La scuola è il luogo privilegiato dove coltivare il “valore non negoziabile dell’accoglienza – ha detto il rettore Cortigiani – e superare le frasi fatte che vogliono solo creare divisione” Ma per far questo occorre, come ha detto il padre di Valeria Solesin, la giovane ricercatrice morta nell’attentato di Parigi, “avere il cuore per essere empatici e la testa per ragionare e comprendere i fatti” senza farsi distrarre da ragionamenti vuoti. Il sindaco ha poi ricordato che, operando all’interno delle norme esistenti, il comune di Genova ha siglato un accordo che permette a queste persone, in genere giovani, di poter fare dei lavori, su base volontaria, di manutenzione del territorio “così da aspettare l’espletamento delle pratiche burocratiche, per le quali occorrono anche dei mesi, in maniera dignitosa – ha spiegato il sindaco – in modo di sentirsi parte attiva della città che li ospita. Il pensiero forte è che la comunità che accoglie possa ricevere qualcosa, in maniera volontaria, creando uno scambio virtuoso”. “Nelle frasi del volantino – ha concluso il primo cittadino – c’è un approccio al problema che io rifiuto: quello del noi e loro. Ecco, io sono per: noi tutti appartenenti alla comunità umana, senza distinzione di nazionalità o credo”. Alla giornata hanno partecipato anche i dirigenti degli ambiti territoriali liguri della direzione dell’ufficio scolastico, il dottor Costella presidente di Defence for children e le professoresse Villani e Sampei.