L’importanza dell’onestà

images.jpeg24 L’importanza dell’onestà Di Vincenzo Calafiore 25 Novembre 2015-Udine Già da tempo dietro le quinte del grande teatro, circolava insistente voce di un nuovo cambiamento. Noi marionette, abituate ai lunghi viaggi, alle lunghe attese, per alcune potevano durare anni l’aspettavamo alle pareti poco illuminate; a volte in attesa di essere rimesse all’in piedi. Sempre pronte a riprendere possesso della scena e lì su quelle tavolacce scricchiolanti ai nostri passi, recitiamo con grazia e parvente emozione ciò che il nostro padrone “ Mangiafuoco” vuole si faccia. E’ un sì incondizionato il nostro! Un si da marionetta che potrebbe tradire per un applauso in più, che per un minuto di scena in cui potersi rappresentare dentro e fuori, marionette che potrebbero svelare al “ Mangiafuoco” cosa nasconde quel – si – . Il gatto e la volpe non badano a nulla, più sono le marionette da portare in scena e più denari guadagnano; a loro non importa la vita della marionetta, non importa se sanno pensare, parlare, sognare! Per loro siamo solo delle marionette. Dietro quel – si – c’è quel lato oscuro che specchiandosi crea quei percorsi suggestivi dell’anima verso l’eterna chiarezza è questo il segreto nascosto dietro quel sì. In questo Teatro stiamo rappresentando la moderna versione della Divina Commedia, in cui si muovono alle pareti nere marionette in calza nera, un’invisibilità pronta a uccidere, al centro inadeguate marionette recitano soggette a libretti d’opera e pretesti di sogni, relazioni umane ed esilaranti moralità, principi di logica, di onestà, applicati con moderna linguistica e paradossali precetti contro l’importanza dell’esistenza stessa. Serpeggia intanto la malinconia d’una anelata libertà, un contrappunto amaro di dolcezza sfiorata, dell’andare del tempo inarrestabile e pure di quel grande deserto di passato che nessuna marionetta si sognerebbe mai di poter esplorare. Nella dorata conchiglia della presenza-assenza suona la voce dell’Onestà, a volte cinica e grande dispensatrice di moralità; è come nei libri dove non muore nessuno e se una marionetta muore, per risuscitarla basta tornare indietro di qualche pagina sotto gli occhi attenti di Mangiafuoco capace di addormentarsi recitando se stesso. Che vive con pari intensità, amori e tradimenti, onestà e disonestà, medita sul vuoto esistenziale, misura la velocità del pensiero è invischiato nelle cose ed ebbro di utopie. Forse la nostra esistenza altro non è che un fuoco di paglia acceso da un pensiero gaglioffo: l’onestà. Forse questa – onestà – così bramata è un viandante affascinato da un anonima scritta sulle pareti interne di questo grande teatro: la nostra esistenza! Un racconto di mille storie e di protagonisti che non finiscono mai di illudere e deludere, con la fine del racconto non muore nessuno è pure una formidabile trappola d’inganni, di febbre di dettagli fisici, di psicologie tormentate, la scacchiera in cui si muove indisturbato Mangiafuoco. Eppure non si avverte il passo lungo delle sue illusioni, che celano i frastuoni di tumulti d’anime; quel che resta è un vertiginoso senso di sgomento, la percezione che qualcosa di qualcosa sta nascendo, quì dove la notte muore dentro il giorno