Si fondono Granaglione e Porretta Terme dal primo gennaio nasce il Comune di Alto Reno Terme

Via libero definitivo alla fusione dei due Comuni dell’Appennino bolognese, Granaglione e Porretta Terme. È quanto ha deciso l’Assemblea legislativa regionale con l’approvazione a maggioranza (favorevoli Pd, Sel, M5s; astenuti Ln, Fi, Fdi-An) del progetto di legge che istituisce il nuovo Comune unico deminato ‘Alto Reno Terme’ a partire dal primo gennaio 2016. Quella che rappresenta la seconda fusione di Comuni in provincia di Bologna, dopo la nascita di Valsamoggia, è stata approvata dopo un lungo dibattito in Aula dove alle posizioni in favore del provvedimento sono state contrapposte una serie di dubbi e richieste di chiarimento in particolare sul il futuro del servizio idrico (che il comune di Granaglione gestisce in forma diretta), e sulle garanzie di effettiva erogazione nel lungo periodo dei contributi che la Regione destinerà al nuovo municipio. Domande alle quali l’assessore regionale al Bilancio, Emma Petitti, ha risposto a conclusione del dibattito rassicurando sulla certezza delle risorse e sull’accordo raggiunto per la gestione dell’acqua..

Soddisfazione per il provvedimento è stata espressa da Igor Taruffi (Sel), relatore di maggioranza del provvedimento:”Oggi arriviamo alla fine di un percorso al quale abbiamo lavorato per anni”. Il risultato del referendum “non lascia dubbi”, ha poi commentato ricordando il 93% dei voti favorevoli a Porretta e il 64 % a Granaglione. “I cittadini hanno compreso e stabilito in modo chiaro e inequivocabile la strada da percorrere. Le risorse di cui beneficerà il nuovo Comune, circa 6 milioni e 800 mila euro in 15 anni tra contributi regionali e statali- ha sottolineato- sono irripetibili per il bilancio di questi Comuni. Si tratta di risorse certe, perché sono iscritte a Bilancio per legge. Sul servizio idrico integrato l’accordo raggiunto con Atesir- ha poi aggiunto- consegna la possibilità di una gestione diretta da parte del nuovo Comune in continuità con quanto già succede attualmente a Granaglione, dove il 75% dei cittadini ha un rapporto con il Comune, mentre il resto ha già oggi rapporti con Hera che è il gestore unico per la provincia di Bologna. L’accordo siglato in agosto ha durata fino al 2021, anno in cui scadrà la concessione del servizio idrico ad Hera per tutta la provincia”. Il tema dell’acqua nel territorio dell’Alto Reno riveste “anche una importanza particolare per il comparto turistico termale, pertanto- ha concluso Taruffi- auspichiamo una modifica della legge regionale di settore per consentire la tutela di un bene pubblico che va messo a disposizione di privati che operano sul territorio per la sua valorizzazione. Oggi ci sono le possibilità economiche e tutte le condizioni per ripartire”.

Perplessità e richieste di chiarimento sono invece state avanzate da Galeazzo Bignami (Fi), relatore di minoranza del progetto di legge, che ha subordinato il voto del suo Gruppo alle risposte attese in Aula dall’assessore Petitti sulla futura gestione del servizio idrico del nuovo Comune. “Vogliamo sapere- ha detto- cosa succederà della gestione diretta del servizio idrico e quali ricadute ci saranno sul sistema delle tariffe, dato che oggi non c’è contatore e il consumo è a forfait”. Il tema dell’acqua “non è dirimente per noi, ma è stato posto come precondizione alla fusione dal sindaco di Granaglione. Da alcune risposte che ci ha fornito Atesir non sembra che potrà essere tutto come prima, la questione andava risolta in fase istruttoria, questo è un chiarimento che stiamo aspettando da marzo. Siamo rispettosi della volontà popolare ma non a favore di questo provvedimento”.

Dubbi e domande sono stati sollevati anche dalla Lega nord. Massimiliano Pompignoli ha chiesto chiarezza sulle risorse perché sulle fusioni “l’unico vantaggio sarebbe quello economico, ma questo- ha affermato- non è un dato certo. I fondi oggi ci sono ma può succedere che nel tempo vengano meno. Quando si va nei Comuni a fare propaganda si deve chiarire quali sono le partite sicure e quelle che non lo sono e non prendere in giro i cittadini”. Il collega di Gruppo Daniele Marchetti ha la sua volta ribadito la necessità di ricevere risposte dall’assessore sul gestione del servizio idrico: “Oggi verrà votata la fusione, ma a tutt’oggi sull’accordo per la gestione dell’acqua e i suoi sviluppi ci sono molte ombre”.

“Quello che ci preme- ha sottolineato Silvia Piccinini (M5s)- è la tutela dell’acqua pubblica. Oggi con l’accordo raggiunto per il nuovo Comune si è messa una pezza, ma ci sono altri Comuni che non possono godere di una situazione di questo genere grazie alla fusione. Di fatto il Partito democratico, che era salito sul carro del vincitore all’indomani del referendum sull’acqua, non ha nessuna intenzione a livello nazionale di tutelarne la gestione pubblica”.

Stefano Caliandro (Pd) ha ricordato il processo di riforma avviato dalla Regione, “che sta ridisegnando un nuovo assetto istituzionale. In Emilia-Romagna si sono già ridotti 14 Comuni e realizzate 5 fusioni. E’ apprezzabile la scelta di alcuni amministratori di andare oltre l’individualità in favore dell’interesse di tanti. Una buona amministrazione si fa con buoni investimenti- ha poi aggiunto il capogruppo del Pd- e le risorse stanziate consentono di guardare al futuro”. Secondo Paolo Calvano (Pd), “contrastare questi processi è antistorico. Il lavoro che si sta compiendo sulle fusioni nella nostra regione va collocato all’interno di un disegno di carattere generale in corso in Parlamento con la riforma del titolo V, che vede un ruolo più forte per i Comuni. La scelta che oggi fa l’Emilia-Romagna è all’avanguardia- ha detto- e ci pone in un contesto nel quale possiamo fare da guida ad altre Regioni. Le tre fusioni che votiamo oggi testimoniano dell’impegno a ridurre i Comuni preso in campagna elettorale nella logica di rafforzarli”. Per Giuseppe Paruolo (Pd) la fusione di Granaglione e Porretta rappresenta “un segnale importante ma ancora non sufficiente. Spero che sia contagiosa per altre realtà limitrofe”, ha affermato, assicurando che “le località rimangono, non spariscono, solo vengono inserite in un contesto più ampio in grado di affrontare sfide impegnative, come ad esempio l’importante asset delle terme, la banda larga e l’insediamento di attività produttive adeguate al territorio”.

“Le risorse finanziarie non devono essere le uniche ragioni per la scelta”, ha dettoTommaso Foti (Fdi-An),precisando che “l’idea di fusione è di fondo estremamente positiva” di fronte “al frazionamento e all’organizzazione sparpagliata che presentano attualmente Comuni con un numero molto esiguo di abitanti. Entro certe condizioni – ha proposto- bisognerebbe ipotizzare di fissare un termine per fare le fusioni pensando alle potenzialità che si possono mettere in campo se si raggiunge una certa massa critica”. Per “obiezioni di forma”, Foti ha anche annunciato voto di astensione sulla fusione e ha poi auspicato “che nella scelta del nome del nuovo comune di Alto Reno Terme ci sia la volontà dei cittadini di ribadire la presenza termale in quel territorio”.

Sui punti sollevati dai consiglieri, l’assessore Emma Pettitti ha assicurato che le risorse previste per la fusione sono “garantite per legge” mentre per quanto riguarda la gestione del servizio idrico ha precisato che “in base all’accordo l’acquedotto sarà gestito da Hera ma con personale del comune di Granaglione. E questo consentirà di seguire il servizio con il personale che attualmente se ne occupa”. L’assessore ha infine risposto ad una sollecitazione del consigliere Bertani (M5s) che (con un emendamento poi ritirato a seguito delle rassicurazioni ricevute) aveva sollecitato una modifica legislativa per consentire l’attivazione dell’Osservatorio regionale sulle fusioni. “Si tratta di uno strumento per misurare gli effetti dei processi di fusione, ritengo utile fare un ulteriore valutazione attraverso un intervento sulla legge regionale in materia di riordino territoriale”, ha detto l’assessore assicurando il suo impegno in tal senso.

Il nuovo Comune di “Alto Reno Terme”, il nome che ha ottenuto il maggior numero di consensi al referendum, con decorrenza dal 1^ gennaio 2016 si estenderà su una superficie di circa 73 Km quadrati per oltre 7.000 abitanti. Si tratterebbe della seconda fusione nel bolognese, dopo quella che ha dato il via al nuovo comune di Samoggia a partire dal primo gennaio 2014. In favore dell’ente di nuova istituzione è previsto un contributo regionale annuale costante di 200 mila euro, per complessivi 15 anni e – a titolo di compartecipazione alle spese iniziali – una ulteriore quota straordinaria in conto capitale pari a 150 mila euro annui per tre anni. Ai complessivi 3 milioni e 450 mila euro di contributi regionali andrebbe poi sommato anche il contributo statale annuale di 340.451 euro per un decennio.

Nella stessa seduta, l’Assembela legislativa ha anche dato il via ad altre due fusioni rispettivamente tra i Comuni di Polesine Parmense e Zibello (in provincia di Parma) eMontescudo e Monte Colombo, nel riminese. Dall’inizio del processo di riordino territoriale avviato nel gennaio 2014, in Emilia-Romagna si sono concretizzate 5 fusioni. Potrebbero diventare 8 dal primo gennaio 2016.