Roma, Città, margini e frontiere al Macro due anticipi di Fotografia festival

Scordatevi le immagini di città delle riviste patinate, le inquadrature da cartolina, gli scatti studiati per sognare. Le due nuove mostre fotografiche che il Macro ospita per Fotografia festival parlano di realtà, anzi di presente, come recita il sottotitolo di questa XIV edizione del festival.

Wallonwall. Fotografie e frontiere ai ‘margini’ della città, è l’inedita mostra di fotografie ‘fuori formato’ di otto fra le più grandi frontiere esistenti al mondo, documentate nell’arco di dieci anni dal fotografo tedesco Kai Wiedenhöfer. Il tema del ‘muro’ è al centro del progetto urbano diffuso per la città di Roma: dal Museo al Teatro alle Carceri, un’installazione cittadina sulle mura dei suoi edifici di cultura e di reclusione (si inizia dal Macro, poi a dicembre al teatro India e nel 2016 sulle mura perimetrali delle carceri di Rebibbia e Regina Coeli). Muri a confronto che, nel rigore dell’inquadratura, mostrano la loro forza simbolica. Apparentemente neutre, una in fila all’altra, queste immagini di cemento armato, lamiere, filo spinato, palizzate, reti, circuiti elettrici, cancelli, mostrano, in realtà, la messa in scena del potere. Ma qualcosa riesce comunque a sfuggire al controllo: un albero bianco dietro i bidoni, una striscia di sole.

6386 kilometri di linee tirate nel mezzo di Bagdad e della Corea, fra Stati Uniti e Messico, linee che isolano l’enclave di Ceuta e Melilla dal Marocco, che separano Israele e i Territori Occupati, che spaccano in due Belfast o Nicosia (Cipro). Linee che hanno diviso, fino al 1989, la Germania. Gli scatti di Wiedenhöfer cominciano proprio da qui, nell’anno della caduta del muro, a Potsdamer Platz.

‘Muri su muri’ è anche un intervento di riqualificazione urbana per riportare sotto gli occhi dei cittadini quelle architetture che rivelano quanto sia labile il confine tra la funzione di proteggere e arginare da quella del separare, dividere, chiudere. Wallonwall prende le mosse da Linee di Confine, un cantiere allargato che la compagnia lacasadargilla ha costruito intorno al testo teatrale Lear del drammaturgo inglese Edward Bond dove si narra del principio di potere, violenza e controllo che disegna le società contemporanee e di tutti quei muri, tangibili o meno, che si sono costruiti e si vanno edificando nel mondo. Learsarà in scena al Teatro India per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli dall’8 al 20 dicembre.

Displacement – new town no town, sempre al Macro e sempre per Fotografia festival, è un progetto interdisciplinare inedito che coinvolge fotografia e scrittura. Cosa ne è di una città che perde i suoi abitanti? Da questo interrogativo sono partiti, con due percorsi indipendenti ma in dialogo tra loro, Giovanni Cocco e Caterina Serra per un viaggio nelle città che in Italia e in Europa stanno stravolgendo il rapporto centro-periferia e la natura stessa della vita sociale e culturale di chi le abita. L’avvio non poteva che essere L’Aquila, città simbolo della perdita di centro e della dispersione della comunità. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, più di 65.000 persone sono state trasferite ai margini della città, nelle new town, periferie-dormitorio la cui piazza è, tutt’al più, la rotonda di un centro commerciale e dove, come in tante altre periferie del mondo, lo spaesamento è fisico e mentale, materiale e spirituale. Mentre, nel frattempo, la città vera è ancora puntellata e transennata.

Nel corso del 2014 Cocco e Serra si sono immersi nella realtà della città abruzzese per cogliere e documentare tutti gli aspetti della nuova vita generata dalla perdita del centro e dallo spostamento degli abitanti verso le periferie. Il risultato del loro lavoro è la prima tappa del progetto Displacement: 11 fotografie a colori realizzate in pellicola da Giovanni Cocco sono accompagnate dai testi di Caterina Serra per dare vita a un racconto di immagini e parole che accompagna chi guarda attraverso luoghi segnati dal cambiamento. L’Aquila è l’inizio di un viaggio in Città Souvenir, Città Luna Park, Città Shopping Mall, Città Grand Hotel, tutte città diverse ma unite dal medesimo spaesamento.