Arriva la stretta sui buoni pasto usati per fare la spesa al supermercato

Con l’incentivo fiscale ai ticket elettronici, entrato in vigore all’inizio di luglio, sarà più facile controllare la spesa e tracciarla. Il lavoratore non potrà più accumulare, durante la settimana i buoni per poi spenderli tutti in una volta, ma sarà costretto a usarne non più di uno al giorno, e comunque solo nei giorni in cui è di turno.

La legge di Stabilità per il 2015 ha modificato il Testo unico sulle imposte sui redditi del 1986 e introdotto un nuovo livello di esenzione dalla tassazione: per il buono pasto elettronico è stato portato a 7 euro, dagli attuali 5,29 euro, cifra rimasta in vigore per i buoni cartacei. L’esenzione dalla tassazione si giustifica con il fatto che “non concorrono a formare il reddito le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi”.

Il buono pasto sostituisce la mensa vera e propria (alleggerendo il datore di lavoro dalle spese necessarie a mantenerla) e non costituisce dunque un reddito, pertanto non va tassato. Con la novità dell’aumento dell’esenzione, lo scopo del legislatore è allineare il valore alla media europea, ma anche di orientare il mercato dei ticket restaurant verso le carte elettroniche.

Ad oggi pesano solo per il 15% del totale e sono accettati in nemmeno un quarto degli esercizi convenzionati, ma sono destinate a crescere. Vista l’esenzione fiscale e contributiva, è plausibile che anche le aziende si orientino sempre più verso la forma elettronica, magari per far valere di più il peso del buono nella contrattazione interna. Sta per finire quindi l’era di chi ha utilizzato i buoni come vero e proprio supporto al reddito per pagare la spesa al supermercato.