Omicidio Seramondi, arrestati Sarbjit Singh e Muhammad Adnan, dell’indiano trovata impronta in pizzeria

I killer di Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari sono stati assicurati alla giustizia. I due asiatici hanno confessato e risultano essere anche gli autori del tentato omicidio di un mese e mezzo fa ai danni di Arben Corri dipendente albanese della pizzeria Da Frank. Uno dei due, cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato di fronte all’esercizio di Seramondi, è tornato sulla scena del delitto poco dopo l’omicidio e ha parlato alla stampa del degrado e della pericolosità della zona.

E’ quanto è stato spiegato nel corso della conferenza stampa, durante la quale hanno parlato il procuratore capo Buonanno, il procuratore generale Dell’Osso e il capo della Squadra Mobile Schettino.

Il delitto è stato commesso per motivi legati alla concorrenza commerciale. È da escludere ogni collegamento con la criminalità organizzata. Fondamentali per le indagini le riprese delle telecamere di videosorveglianza esterne ed interne e il rinvenimento dell’impronta di uno dei due assassini.

Ora si apre la parte più delicata delle indagini. Per gli investigatori è difficile credere che il movente sia legato ad una mera questione di concorrenza commerciale. Può anche essere, ma vanno approfondite le ragioni oltre a quelle rese dai soggetti coinvolti. Ad affermarlo è il procuratore generale Dell’Osso.

Gli investigatori sono risaliti a Sarbjit Singh, cittadino indiano di 33 anni, irreperibile da tre giorni, perchè una sua impronta è stata rinvenuta nella pizzeria. Gli uomini della Mobile lo hanno rintracciato a Casazza e nel corso degli appostamenti hanno visto raggiungerlo Muhammad Adnan, 32 anni, cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato, del quale sono stati individuati presto i collegamenti con la famiglia Seramondi. L’uomo era già stato denunciato per l’incendio del Dolce e Salato. Il collegamento tra i due è stato determinante per comprendere la matrice del delitto.

A sparare sarebbe stato il cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato. Deve rispondere di duplice omicidio volontario premeditato e tentato omicidio.

Il dipendente albanese non era stato in grado di riconoscere i suoi aggressori perché avevano il volto travisato da passamontagna. Lo ha sottolineato il capo della Squadra Mobile Giuseppe Schettino.

Determinante per le indagini è stato il rinvenimento sulla porta del negozio di un’impronta del soggetto indiano, che non aveva alcun collegamento con Brescia. Il suo ultimo domicilio era a Casazza. Gli investigatori hanno assistito all’incontro tra i due e poi al tentativo di disfarsi di pezzi del motorino. A quel punto sono stati bloccati. Poi è stato recuperato anche il fucile e il fodero, abbandonati in un fossato di via Roncadelle. Recuperata anche l’Alfa usata anche per il tentato omicidio di Arben Corri, sempre in zona via Roncadelle. Lo ha rivelato il capo della Squadra Mobile Schettino.

Il legame con la famiglia Seramondi è da ricondurre alla vicinanza dei due esercizi commerciali, in particolare il cittadino pakistano era stato denunciato per l’incendio dell’altro esercizio.