Il vuoto

E’ domenica, domenica mattina e c’è un tiepido sole, l’aria è fresca è mi viene voglia di prendere la bicicletta per andare in città; Udine è una bella cittadina,linda e silenziosa, mi accoglie con le sue stradine che tanto rassomigliano a piccole arterie che confluiscono ramificandosi e collegando piazze e piazzette, al cuore. Perché vista dall’alto il centro di Udine rassomiglia ad un cuore. Lego la bicicletta in un apposito stallo e mi avvio a passi lenti in Piazza San Giacomo, una stupenda cornice, contornata da diversi bar che offrono la possibilità di sedersi al tavolino e gustare un caffè, o un bianco, o uno spriz, in piacevole conversazione.

Mi siedo su uno dei gradini della piazzetta ad osservare il “vuoto” che si avverte e si sente fisicamente, uomini e donne, giovani e vecchi, tutti impegnati da soli, i più normali o meglio i più umani sono gli anziani che per sordità parlano ad alta voce, mentre il resto presente in scena sono chissà dove nella loro solitudine. Visto l’ambiente viene quasi voglia istintiva di estrarre dal mio vecchissimo borsello il telefono e tuffarmi anch’io in quel mare di solitudine, in cerca di una chiamata perduta, di un messaggio mai giunto, di esplorare “ l’infinito-inutile “ che è Face-Book in cerca di un amico o amica che sia, a guardare un demenziale video, a leggere la stupidità al maschile o femminile. Ma resisto al richiamo del vuoto e non mi domando perché non sia stato chiamato, o perché non abbia ricevuto un MS, il telefono rimane chiuso nel borsello.

La considerazione che nasce spontanea è che l’umanità ha da sempre combattuto moltissime piaghe, dall’alcolismo a quella delle droghe, la prostituzione, la corruzione. Ma la peggiore sciagura di questi “ tempi “ è la dipendenza dal mondo virtuale, attraverso l’infernale attrezzo chiamato smartphone che ha accelerato un processo irreversibile di fusione fra l’umanità e la tecnologia. Con questo infernale attrezzo possiamo entrare ed uscire a nostro compiacimento dal mondo virtuale, navigare negli oceanici social, guardare un film pornografico, ascoltare musica di pessima qualità, chattare o condividere infinite cazzate, tutto 24 ore su 24 ore, è una vera tragedia, un disastro ambientale dell’anima. Una delle cose più tristi dell’epoca è la solitudine enorme prodotta dal mezzo. Basta soffermarsi in pizzeria o in un bar a guardare certi tavoli per capire che qualcosa è andato perduto. Molte le persone che passano metà del tempo chini sull’aggeggio, spesso a scorrere inutilmente pagine e pagine di social. Il massimo è quando ne vedi insieme 4 o 5, tutti seduti vicino, ma tutti allo stesso tempo da un’altra parte. Eppure, ogni giorno la pubblicità ci sbatte in faccia eserciti di pagliacci con i loro falsi sorrisi, che ti parlano di emozioni, contatti, fratellanza e altre cose, che nella loro bocca diventano automaticamente menzogne, mentre pubblicizzano il nuovo modello di I-phone o altro. Nell’epoca in cui siamo “amici” di tutti, in cui siamo su What’s up a dire scemenze, è un dilagare di solitudine, nevrosi, ansie, depressioni e via dicendo. In contatto con il mondo intero, ma fondamentalmente soli nel Nulla globale assoluto. Siamo talmente sovra-stimolati, che ormai non riusciamo ad assorbire pienamente un bel niente. Molti ormai non leggono più o si limitano a leggere solo i titoli di un libro o di un articolo. Altri si fermano alle foto. Il resto è un subire passivo, esattamente come un bulimico che

ingoia ogni cosa, di tutto senza sapore, senza gusto, senza apprezzare nulla. Allo stesso tempo la sovra-stimolazione di questo idiota Sistema ci ha drogati e come eroinomani vogliamo dosi sempre maggiori del – Nulla-. Ed è per questo che tantissimi, appena c’è una pausa, un’attesa dal medico, alla fermata del tram, in stazione, di una donna non resistono a prendere in mano l’aggeggio per continuare a stimolare il cervello. Perché non provare a spegnerlo quel mondo virtuale? O togliere ad un individuo lo smartphone per una settimana, per vedere in lui il panico, la depressione e un’insicurezza assurda, per scoprire se saprà sopravvivere senza sapere cosa hanno combinato gli amici su FB? Come farà a sopravvivere senza sapere in real time quante volte una nota marionetta abbia cornificato in uno squallido albergo il suo uomo ? Ma come facevano nei tempi passati?

Con l’avvento di questi infernali smartphone abbiamo visto nascere vari deliri, uno più ridicolo e patetico dell’altro. Gente che alle cene, alle feste o altro, passano più il tempo a fotografare la vita più che a viverla. É una continua fiera di sorrisi ebeti e infinite pose per sembrare felici, e felici non siamo. Gente in fusione totale, altro che in simbiosi, in silenzio totale, mentre si guarda la Tv insieme allo smartphone. Poi “stranamente” si scopre che le coppie scoppiano in continuazione divorate dal silenzio e dall’apatia. Tutti uomini e donne, tutti presi ad apparire, mentre ci si rimira il proprio seno. Ma quando il tempo divorerà i fisici e le plastiche che succederà, chi vincerà il vuoto assoluto in cui sguazziamo felici e contenti?