Roma, stop agli indirizzi fittizi Campidoglio e Camera Commercio cancellano le imprese furbe

Stop ai trucchi per non pagare tasse e multe, mimetizzandosi dietro domicili fasulli e teste di legno reclutate tra poveri e senza tetto: l’Assessorato a Roma Produttiva, in sinergia con la Camera di Commercio, ha avviato la cancellazione di tutte le società e le attività commerciali che si nascondono dietro indirizzi di comodo.

E’ una vicenda nota, quella degli “indirizzi fittizi” a Roma, già trattata in questi ultimi tempi da giornali e media: si prende il recapito di un’associazione di volontariato che opera nel sociale, si dichiara per la propria azienda quell’indirizzo, si diventa di fatto irreperibili per il fisco. Oppure, peggio ancora: si individua un clochard o un migrante che risiede presso un ente filantropico – associazioni e onlus danno sempre un domicilio a chi non ha un tetto, per consentirgli l’accesso ai servizi sociali –, lo si trasforma in prestanome per pochi spiccioli e spesso plagiandolo, ci si para dietro il doppio scudo della persona e del domicilio ambedue fittizi. E le associazioni – molti i casi che hanno coinvolto ad esempio Sant’Egidio e Centro Astalli – si ritrovano a far da sponda a loro totale insaputa. Ora il Campidoglio ha detto basta e ha deciso di risolvere la questione alla radice.

Per questo, fa sapere l’assessore a Roma Produttiva Marta Leonori, è stata avviata la collaborazione con la Camera di Commercio. “Informate le associazioni di accoglienza, si è dato seguito alle prescrizioni del Ministero dello Sviluppo Economico, individuando 2.677 aziende iscritte con falsi indirizzi al registro delle imprese. Inoltre, prosegue Leonori, “da novembre non è stata accettata più nessuna iscrizione con indirizzo fittizio”. Un’operazione “di trasparenza e pulizia, portata avanti con determinazione, fin dall’anno scorso quando sono arrivate le prime segnalazioni delle irregolarità che si perpetuavano da anni”.

I dati in dettaglio: 2.377 aziende sottoposte a verifiche per la cancellazione; di queste, oltre 700cancellate e le restanti al vaglio della magistratura . Per altre 571 non sono ancora scaduti i termini previsti, per cui hanno ancora la possibilità di rientrare nella legalità cambiando indirizzo.

Il nuovo corso, sottolinea Leonori, ha dato subito frutti con un effetto deterrenza. Alcuni hanno preferito mettersi in regola in anticipo, prima che arrivassero le verifiche: 300 aziende hanno chiesto di regolarizzare la loro sede, 144 operatori hanno richiesto il cambio d’indirizzo, 83 imprese hanno già un domicilio professionale regolare, 73 hanno spostato la sede o stanno per farlo.