Laureati milanesi preparati. Dopo un anno il 40% ha un lavoro

Un’età media di 25 anni, un percorso di studi che dura mediamente 4 anni per giungere alla laurea con una voto medio di 101; il 57% termina l’università in corso e il 3,5% di chi si laurea è straniero. Tra i neo laureati il 7% sceglie di andare a lavorare all’estero, la meta preferita è il Regno Unito, seguito da Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Belgio. Questa la fotografia dei laureati nelle 9 università lombarde, che emerge dall’indagine condotta a livello nazionale dal consorzio inter universitario AlmaLaurea, presentata all’Università di Milano Bicocca con la partecipazione dell’assessore alle Politiche per il Lavoro, Università e Ricerca Cristina Tajani. L’indagine 2014 ha riguardato complessivamente 270 mila laureati di 72 università italiane. “Sebbene i laureati delle università milanesi e lombarde mostrino performance occupazionali migliori della media nazionale e le ultime tendenze indichino una maggiore dinamicità del mercato del lavoro, il quadro complessivo che emerge dall’indagine è ancora un quadro in chiaro-scuro. A un anno dalla laurea, infatti, gli occupati con contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo (lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) sono poco meno del 40% con uno stipendio medio di circa 1.000 euro al mese”. Così CristinaTajani, assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo economico Università e Ricerca che prosegue: “I dati dimostrano come siano necessarie politiche più efficaci a sostegno dell’occupazione giovanile per evitare di disperdere non solo competenze e capitale umano, ma anche risorse investite nella formazione dei giovani di cui sempre più spesso si avvantaggiano i paesi di destinazione dei nostri laureati. Come Amministrazione – conclude Tajani – siamo impegnati, insieme alle università milanesi, a rendere attrattiva la città anche per studenti e laureati stranieri e abbiamo dato vita a Welcome Talent, un programma per finanziare progetti d’impresa innovativa promossi da team internazionali che scommettano su Milano come luogo di insediamento di nuovi progetti e di rientro di talenti espatriati”.

“L’analisi condotta dimostra che ogni anno le regioni meridionali e insulari perdono circa la metà dei loro giovani migliori a favore del Settentrione. La mobilità territoriale si combina con la mobilità sociale: la prima connota tipicamente giovani con origini sociali culturalmente ed economicamente più avvantaggiate ed esperienze scolastiche più brillanti. Ne rimane vittima soprattutto il Sud, impoverito nel suo capitale umano e ingessato nella sua struttura sociale. Non solo: l’emorragia è cresciuta nel corso dell’ultimo decennio. Si rileva, inoltre, una certa mobilità per motivi di lavoro diretto all’estero, alimentato soprattutto da laureati del Nord e in generale più brillanti e meglio formati; la ‘fuga dei cervelli’ è oltretutto asimmetrica, non compensata da una capacità di attirare dall’estero capitale umano altrettanto qualificato. Nel complesso si registra dunque un deficit di equità e di efficienza che esige un maggior impegno sul piano dell’allocazione delle risorse”, commenta il prof. Giancarlo Gasperoni, curatore del XVII Rapporto AlmaLaurea sul profilo dei laureati.

Il rapporto evidenzia come l’età media alla laurea dei ragazzi italiani sia pari a 26,4 anni, variando tra 25,3 anni per i laureati di primo livello, 26,9 anni per i magistrali a ciclo unico e 27,7 per i magistrali biennali. Su tale risultato incide sicuramente il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario, oggi più marcato rispetto a quanto non avvenisse prima dell’avvento della riforma universitaria. La durata media degli studi è pari a 4,6 anni: più nel dettaglio, è di 4,6 anni per i laureati di primo livello, 7,1 anni per i magistrali a ciclo unico e 2,8 per i magistrali biennali. Su cento laureati, 45 terminano l’università in corso: in particolare, sono 44 laureati triennali, 34 laureati a ciclo unico e 54 magistrali. Il voto medio di laurea è pari a 102,2; in particolare, è 99,4 per i laureati di primo livello, 103,8 per i magistrali a ciclo unico e 107,5 per i magistrali biennali. Significativa la quota di laureati di cittadinanza estera, complessivamente pari al 3,3%: 3,1% tra i triennali, 3% tra i magistrali a ciclo unico e 4% tra i magistrali biennali.

L’indagine mostra una sostanziale tenuta del tasso di occupazione ad un anno dal titolo. Nello specifico per i laureati triennali il tasso di occupazione è pari a circa il 65%. Per i laureati magistrali biennali il tasso di occupazione sfiora il 70%, mentre per i laureati magistrali a ciclo unico (ovvero i laureati in architettura, farmacia, giurisprudenza, medicina, veterinaria), il tasso di occupazione è pari a circa il 50%. Si tratta di una realtà molto particolare caratterizzata da un’elevata prosecuzione degli studi con formazione non retribuita propedeutica all’avvio delle carriere libero-professionali (ad esempio, praticantati, specializzazioni, tirocini).