Milano, presentata la nuova stagione del Teatro Menotti

Si articola su tre precise linee progettuali la nuova stagione teatrale 2015-2016 del Teatro Menotti e si definisce anche attraverso eventi e attività specifiche, nella direzione di offrire ad un pubblico diversificato, per fasce di età ed interessi, la più ampia offerta possibile. La parola, la musica, la rilettura dei classici, le storie del tempo presente, la danza, il teatro per l’infanzia, le nuove creatività per un “teatro senza porte” e una lunga stagione che, da subito e praticamente senza interruzioni, si concluderà nell’estate 2016. Un “teatro senza porte” che si apre a nuove e importanti collaborazioni, come quella che sarà la più importante novità di quest’anno, che vedrà una stretta sinergia con il Teatro del Buratto, per uno scambio di saperi e competenze che lascia intravedere anche possibili scenari futuri in rapporto ad una città sempre più capitale italiana del teatro. Due centri di produzione teatrale, entrambi con una storia pluridecennale di attività complementari che iniziano a dialogare, miscelando da subito spazi, pubblico, progetti condivisi.

“Il teatro milanese sta vivendo una fase molto interessante e di grande vitalità grazie alla capacita di creare un ecosistema teatrale che valorizza la specificità e la diversità dei linguaggi in una prospettiva di sistema e in rete con il territorio e le istituzioni – ha detto Filippo Del Corno, assessore alla Cultura -. Il nuovo palinsesto del Menotti conferma lo stato di salute del teatro milanese e conferma una significativa capacità di assumere una nuova e preziosa identità di teatro con vocazione multidisciplinare”

I CLASSICI DEL CONTEMPORANEO (al Teatro Menotti e al Teatro Verdi) Incontro, scontro, sintesi. Da sempre il teatro e l’arte in generale si sono posti il problema dello sguardo contemporaneo sul passato, quello stare da “nani sulle spalle dei giganti”, tenersi saldi il più possibile e magari provare a lanciare uno sguardo un po’ più lontano. E’ un cartellone che si “ricorda” di celebrare i 500 anni shakespeariani, con proposte di grandi testi di repertorio riletti da registi e compagnie di forte personalità e visionarietà. E’ firmato da Giancarlo Sepe, probabilmente il nostro regista più coraggioso e poetico, autore di un teatro di ricerca ancora vitale, AMLETO’, spettacolo che “gioca” con la tragedia del “bardo”, la violenta, l’accarezza, la travolge e stravolge rovesciando lingua e linguaggio teatrale. A questa lettura si contrappone, ma non sicuramente per coraggio e libertà scenica, la scelta di Ninni Bruschetta che, con una straordinaria compagnia di giovani attori e musicisti, utilizza la versione assolutamente integrale di AMLETO, nella fluida traduzione di Alessandro Serpieri. Ha toni popolari e ritmi trascinanti il ROMEO E GIULIETTA di Tonio De Nitto e del suo gruppo Factory, per un “gioco” di luci e colori che ci trasportano in un “globe theatre” in salsa salentina. Un grande classico della letteratura è la sfida teatrale di Guglielmo Ferro per il suo MASTRO DON GESUALDO, interpretato da Enrico Guarneri, uno degli attori più amati dal pubblico siciliano e non solo, per una ricontestualizzazione del concetto di “roba” di cui è permeato il grande romanzo di Giovanni Verga. La “roba” e l’egoismo sono anche i temi cari a Molière e soprattutto ad uno dei suoi capolavori, L’AVARO. Protagonista, nella versione dai toni pop firmata da Claudio Di Palma, è Lello Arena, ancora impegnato in una efficace prova attorale, miscelando i toni comici a quelli drammatici per una “maschera” di straordinaria umanità. DON CHISCIOTTE – COMMEDIA POP, ovvero il viaggio eterno ed errante dell’hidalgo verso il suo “non dove”, in compagnia dei canti del Toboso, del sogno di Dulcinea, di un Sancio Panza donchisciottizzato, tutto in quella notte in cui la luna sta “forse” per essere conquistata dall’umanità. Uno spettacolo in ripresa, dopo la fortunata edizione del 2013 e che sarà in scena al Teatro Verdi con i medesimi protagonisti, Alarico Salaroli, Marco Balbi ed Helena Hellwig. Sono più vicini al tempo presente gli altri “classici” presentati in questa “sezione” offerta al pubblico milanese. Da DOPPIO SOGNO, nella allucinata lettura psicanalitica di Giancarlo Marinelli per l’interpretazione, tra gli altri, di Caterina Murino e Ivana Monti, alla LEZIONE di Ionesco nella versione “noir” di Valerio Binasco per il Teatro della Tosse, per finire con la ripresa milanese, dopo una lunga tournée nazionale, del nostro CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?, per la regia chirurgica di Arturo Cirillo e l’interpretazione di un formidabile quartetto di attori Milvia Marigliano, lo stesso Cirillo, Valentina Picello ed Edoardo Ribatto, per la seconda tappa, dopo il fortunato ZOO DI VETRO,  del “progetto americano” commissionato da TieffeTeatro Milano.

STORIE…e cominciò a raccontare

…il cui fine, da quando è nato ad oggi, è di regger lo specchio alla natura, di palesare alla virtù il suo volto, al vizio la sua immagine, ed al tempo e all’età la loro impronta.    ( W. Shakespeare, Amleto)

(Federico Buffa, Milvia Marigliano, Ulderico Pesce, Natalino Balasso, Lucia Vasini, Antonio Cornacchione, Arturo Cirillo, Alarico Salaroli, Marco Balbi)

Storie ed altre storie del tempo presente per un teatro di narrazione, specchio – appunto – della realtà, declinato tra impegno civile, comicità d’autore, riflessioni sulla storia e la contemporaneità. Storie di guerra e di sport come quelle di Federico Buffa, il noto story-teller, in scena e in sfida teatrale, con LE OLIMPIADI DEL 1936. Al suo debutto milanese, nel gennaio scorso, è stato un successo sorprendente con tutte le serate in “sold out”, per la ripresa è previsto anche un tour nazionale nelle maggiori città. Ancora il tema della guerra, per celebrare e non dimenticare, la tragedia del 15/18 dopo cento anni. Nel nostro L’EL DI’ DI MORT, ALEGHER! sono le storie della diserzione a fare il contro canto al poema di Delio Tessa, parole e canzoni per stimolare la nostra memoria collettiva. Una guerra più personale, ma non meno combattuta è quella che da tempo impegna Ulderico Pesce contro le “storture” del nostro “bel paese”. Questa volta la sua attenzione è su L’ITALIA DELL’AMIANTO, raccontata dal punto di vista delle vittime, come quella del siparista della Scala Enzo Mantovani, che ha trovato la morte nel tempio della lirica, proprio come Violetta della Traviata, una malattia ai polmoni, che non perdona, ma che si poteva evitare. Storie di sogni e solitudini quelle di OMBRETTA CALCO e Rosalinda Sprint (SCENDE GIU’ PER TOLEDO).

Fallimenti, dolori, frustrazioni, debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro che sarà sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita normale che non arriverà per nessuno. In scena per i due spettacoli al Teatro Verdi due attori di spessore, poesia e ironia come Milvia Marigliano (Ombretta Calco di Sergio Pierattini) e Arturo Cirillo (Scende giù per Toledo di Giuseppe Patroni Griffi). Comicità d’autore per narrare due storie immaginarie, ma non troppo dell’Italia contemporanea. Natalino Balasso con la sua CATIVISSIMA-EPOPEA DI TONI SARTANA, per il Teatro Nazionale del Veneto, ci porta del nord-est esasperato e ossessionato, quella “locomotiva d’Italia” dove non c’è più spazio per umanità o correttezza. Meglio possedere. A tutti i costi.

Come il contadino Mazzarò di Verga, una sorta di surreale, ma “probabilissimo” Ubu veneto. Non sarà difficile invece riconoscere storie e personaggi della terza repubblica nello stralunato, ma concretissimo L’HO FATTO PER IL MIO PAESE dove Lucia Vasini e Antonio Cornacchione sono impegnati in un dialogo senza esclusione di colpi, tra un esodato un po’ guerrigliero e un po’ Don Chisciotte, e una “ministressa” snob, capitata per caso in una politica poco attenta ai bisogni della collettività.

TEATRO E’ MUSICA

Se la musica è il nutrimento dell’amore, continuate a sonare; datemene l’eccesso così che, abusandone, il mio desiderio ne ammali e muoia.  (W. Shakespeare, La dodicesima notte)

(Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Georges Brassens, Alberto Patrucco, Andrea Mirò, Fabrizio De Andrè, Radiodervish, Lloyd Webber)

La linea programmatica ispirata alla contaminazione tra la parola e la musica dal vivo è diventata negli anni una cifra stilistica molto precisa del nostro fare e pensare teatro. Importanti le novità di questa stagione. Sarà dedicata all’opera musicale e letteraria di FRANCESCO GUCCINI la nuova produzione di TieffeTeatro Milano, E UN ALTRO GIORNO E’ ANDATO, un racconto teatrale tra la sua musica e le sue parole, per un omaggio allo straordinario creatore di storie, un viaggio tra i suoi personaggi e il suoi luoghi, “tra la via Emilia e il west” e “i castagni dell’Appennino”. Per il momento abbiamo ottenuto la sua convinta adesione per un testo da condividere, in seguito ci auguriamo di averlo con noi nelle prove di uno spettacolo che sappiamo coinvolgerà almeno tre generazioni di appassionati, magari anche quelli che dalla Via Paolo Fabbri di Bologna si spostano in pellegrinaggio continuo e discreto nella natia Pavana. Complice e protagonista sarà il mitico Juan Carlos “Flaco” Biondini, in scena con un cast di attori e musicisti da definire e la direzione del maestro Alessandro Nidi.

Dopo gli spettacoli, Polli di allevamento con Giulio Casale e E Pensare che c’era il pensiero con Maddalena Crippa, sarà ancora Giorgio Gaber ad ispirare con le sue canzoni e i suoi monologhi la novità DEGNI DI NOTA, un incontro anche di pensiero, tra lui e l’altro Giorgio, Georges Brassens. In scena una coppia assolutamente inedita, Alberto Patrucco e Andrea Mirò, impegnati come musicisti e come attori, tra ironia, comicità e poesia. Debutto milanese anche per i RADIODERVISH, con la presenza attorale di Teresa Ludovico per il teatro Kismet, IN SEARCH OF SIMURGH, un viaggio di parole e musica del gruppo pugliese, da sempre impegnato a cantare di uomini e donne appartenenti a spazi, culture e tempi differenti, alla ricerca di varchi e passaggi tra Oriente e Occidente. Viene da lontano nel tempo anche il tema del musical JOSEPH, the amazing technicolor dreamcoat, opera prima di un “certo” Andrew Lloyd Webber che giovanissimo aveva provato a raccontare una storia di ispirazione biblica. A ricostruire suoni, parole ed atmosfere i giovanissimi musicisti del Conservatorio Giuseppe Verdi e una compagnia di brillanti cantanti e attori, guidati dal gruppo Dual Band.

Chiuderà la sezione dedicata al teatro musicale, la ripresa al Teatro Verdi della BUONA NOVELLA, i vangeli apocrifi, quelli canonici per una storia ambientata in una comunità di ultimi e profughi, tra le canzoni del capolavoro di Fabrizio De Andrè, declinati con i ritmi e i suoni di culture diverse e miscelato con il blues della musica nera di Harlem.

“Le parole assumono una nuova vita quando diventano un punto di incontro con uomini e donne di oggi, che siano attori, registi o spettatori. Con l’obiettivo di lasciarci con delle domande aperte, con le quali ancora una volta confrontarci – da soli con noi stessi”. (Peter Brook)