Roma, via libera al nuovo piano generale del traffico urbano

trafficoVia libera dall’Assemblea Capitolina al nuovo piano generale del traffico urbano (PGTU), approvato dalla Giunta a settembre 2014. Ora Roma ha un nuovo piano, a quindici anni dal precedente (giugno 1999). Da allora la città è cambiata e con essa le esigenze di mobilità. I numeri la dicono lunga sulle dimensioni del problema: la congestione del traffico fa perdere ogni anno a Roma 135 milioni di ore, pari a un miliardo e mezzo di euro. Pesanti – ma è cosa nota – le conseguenze per l’ambiente e la qualità dell’aria. Il nuovo strumento, ha commentato il sindaco Ignazio Marino, “permette alla città di affrontare in modo innovativo uno dei grandi problemi di Roma”.

“Un piano coraggioso”, ha proseguito Marino a botta calda, subito dopo l’ok dell’Aula; un piano “che integra il trasporto tradizionale con quello più rispettoso dell’ambiente, che punta alla cura del ferro, alle piste ciclabili, alle pedonalizzazioni”.

Per comprenderne la necessità occorre soffermarsi su alcuni dati: nella Capitale circolano 2 milioni 800mila veicoli, di cui 700mila a due ruote. Roma ha il tasso di motorizzazione più alto tra le capitali europee: 978 veicoli ogni mille abitanti, contro i 415 di Parigi e i 398 di Londra. Simmetricamente, l’incidenza del trasporto pubblico sul totale degli spostamenti si ferma al 28% in ora di punta. Le piste ciclabili coprono lo 0,6% della rete stradale, nonostante la domanda sia in crescita. Nel contempo è cresciuta in percentuale la popolazione che vive oltre il GRA (nel ’98 era il 18%, oggi è il 30%) e i pendolari dalla provincia sono aumentati del 60% tra 2004 e 2012. Ci si sposta di più, dunque, e inevitabilmente lievita il problema della sicurezza stradale.

A questo quadro il nuovo piano risponde dandosi precisi obiettivi: +20% di velocità commerciale del trasporto pubblico di superficie (con più corsie preferenziali e nuovi itinerari “a priorità semaforica”); +20% di utenti dei mezzi pubblici; morti sulle strade dimezzati nel 2020 rispetto al 2012, come da impegni assunti con l’Unione Europea; almeno un’ “isola ambientale” in ogni Municipio nei prossimi due anni; centro storico interamente riorganizzato per isole ambientali – da estendere progressivamente alle aree esterne – e percorribile solo dai mezzi a basse emissioni; aumento dell’uso delle piste ciclabili entro due anni (+4% in tutta la città, +10% in centro storico).

Le finalità generali: passare a una logica di sistema, equilibrare diverse esigenze, integrare al massimo i diversi mezzi di trasporto; conciliare mobilità e accessibilità con la vocazione storico-artistica di Roma e con le esigenze di sviluppo delle periferie; passare da metodi all’insegna del controllo e della repressione a sistemi che premino i comportamenti virtuosi; dare respiro, con le scelte in tema di mobilità, alla condivisione dello spazio e del tempo (introducendo o potenziando l’approccio “collettivo”: car e bike sharing, bonus mobilità, mobility management…).

Gli interventi a breve-medio periodo (entro il 2018): nuovo nodo Pigneto (fermata treni linee FL1-FL3 e scambio con tram e metro C); incremento linea su ferro tra Casilina e Ciampino; collegamento Ostiense-Vigna Clara (prima fase completamento anello ferroviario nord); serie di potenziamenti di linee e direttrici esistenti: passante ferroviario sud Ostiense-Tuscolana-Casilina-Tiburtina; linee FL1 (aeroporto Fiumicino), FL4 (Castelli), FL6 (Roma-Colleferro), FL7 (Roma-Latina).

Un programma che copre ogni aspetto e livello della questione mobilità e traffico, proponendosi come risposta organica – di sistema, come già detto – a quello che costituisce per la Capitale, nei fatti e nella percezione dei cittadini, il “problema dei problemi”. Con il nuovo PGTU, aveva commentato l’assessore alla Mobilità Guido Improta nei giorni in cui il piano approdava in Aula Giulio Cesare, “si riprende il gusto della programmazione ordinaria, invece che subire gli affanni connessi alle emergenze e alla straordinarietà”.