Sgarbi sceglie i tesori della Valle d’Aosta per Expo 2015

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha trascorso un’intera giornata di ieri in Valle d’Aosta immerso nelle opere d’arte contenute nei tanti musei che raccolgono i capolavori delle varie epoche.

Era alla ricerca di opere in grado di rappresentare la regione nell’esposizione I Tesori d’Italia, che sarà allestita all’interno del padiglione Expo di Eataly.

Vittorio Sgarbi, critico d’arte Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo hanno opere importanti, in misura anche delle loro dimensioni. Una piccola regione come il Molise ne avrà tre. E la Valle d’Aosta ne avrà quattro. (…)Quindi ogni regione avrà, parimenti, un percorso: ovviamente in alcune regioni come la Toscana è il Veneto sarà più facile avere opere del Trecento, del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento, qui abbiamo una selezione più ristretta, e un artista contemporaneo, che può essere per le Marche Cucchi, per Roma Pizzicannella. Anche qui ad Aosta qualche artista contemporaneo si è difeso sul fronte della grande proposta di una idea dell’Italia che non è morta nell’arte, insomma, anche se il tempo più recente ci ha dato meno grandezza. Ma io ritengo che sia giusto che si mostri tutto il percorso dell’arte italiana.

La ricerca si è dipanata fra il Museo della Cattedrale, il Chiostro e la Collegiata di Sant’Orso, i depositi d’arte, il Teatro romano, il Museo archeologico regionale e il Castello Gamba di Châtillon. Quasi tutti luoghi che gli erano già noti, ma nei quali ha avuto modo di trovare gradite sorprese.

Vittorio Sgarbi, critico d’arte Qui le meraviglie sono valorizzate. Un museo come questo, che non conoscevo, è straordinariamente ben organizzato. Il Forte di Bard è un altro luogo formidabile dove, tra l’altro, farò una mostra non dentro l’Expo ma parallela all’Expo, con una grande collezione di pittura veneta tra Trecento e Settecento. E poi ho visto, di nuovo, anche i monumenti antichi, il bellissimo teatro e soprattutto, credo, la cosa più preziosa, insieme alla facciata del Duomo: il Chiostro di Sant’Orso.

La scelta non è ancora del tutto compiuta e sarà perfezionata nei prossimi giorni, ma pare chiaro che la Valle d’Aosta sarà rappresentata da un’opera di epoca antica, presumibilmente romana; da un’opera medievale che potrebbe essere la cassa reliquiario di Sant’Orso; da due opere d’arte contemporanee. Una sarà un quadro di Italo Mus, l’altra un dipinto di un’artista vivente.

Vittorio Sgarbi, critico d’arte Tre nella parte storica, cioè degli artisti antichi e scomparsi, quindi fino al Novecento come facciamo con l’Emilia Romagna con Morandi (qui dovrebbe essere Mus) e poi, in un’altra sezione, che evidentemente è più legata alla dimensione conviviale, un artista vivente. E quindi su questo avremo il quarto artista aostano e sto valutando quale possa essere.