Non abbassare la guardia contro la presenza della mafia in Basilicata

“Non si sottovaluti quanto sostenuto dalla Direzione investigativa antimafia perché la Basilicata è sempre più esposta all’attività di organizzazioni criminali campane, pugliesi e calabresi”. E’ quanto sostiene Carmine Ferrone, assessore comunale di Bella e componente la segreteria regionale di Idv sottolineando come “il rapporto della Dia confermi nel Potentino la presenza di alcuni clan e segnali reati legati al traffico e allo spaccio di droga ad opera di organizzazioni mafiose delle regioni limitrofe. Sono indicazioni – prosegue – che in Basilicata confermano la necessità di non abbassare mai la guardia nel contrasto alla criminalità organizzata e che hanno visto IdV anche nella nostra regione raccogliere le firme a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare, voluta da Idv, inerente le modifiche “al decreto legislativo 6 settembre 2011, numero 159, concernente il Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, volte a rendere più efficiente l’attività dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati. Un impegno che si carica di significato con l’elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica simbolo di lotta alla mafia”. Ferrone ricorda che l’ultimo sequestro in Basilicata di beni alla mafia risale al 25 gennaio 2014 e riguarda una sala ricevimenti di Venosa che apparteneva alla cosca dei Mangione-Matera-Gigante, già sottoposta ad arresti a raffica alla fine delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e in attività anche in Basilicata. I beni confiscati in via definitiva sul nostro territorio regionale sono 14 di cui 11 immobili e 3 aziende su un totale di 12.946 beni (11.238 immobili e 1.708 aziende).

“La nostra è una proposta chiara, precisa, realizzabile . Si tratta infatti di affrontare concretamente i problemi reali della gente, con proposte fattive. Tra queste quella di monetizzare i beni confiscati al malaffare per ridare slancio alla parte sana del tessuto sociale. Se sono a disposizione beni confiscati dal valore di 80 miliardi di euro, alcuni dei quali anche in Basilicata, è prioritario ed utile che gli stessi vengano venduti per coprire quei settori sociali deboli, garantire diritti e servizi ed incrementare l’occupazione – dice la segretaria di IdV – In altre parole, si tratta di fare della legalità il motore dello sviluppo, riutilizzando i beni frutto di condotte illecite per finanziare incentivi per le assunzioni, formazione, ammortizzatori sociali”. Un altro aspetto importante riguarda la gestione delle aziende confiscate, che in Italia sono circa 1700 ed il dramma a cui noi vogliamo porre rimedio è che, tra il momento del sequestro e quello della confisca, falliscono, mettendo in difficoltà anche i lavoratori onesti. In un Paese che ha bisogno di risorse per rilanciare l’economia, troviamo a dir poco inopportuno che questo patrimonio, disponibile, sia lasciato giacente”.