Il gioco dell’incontrario

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E’ la nostra vita uno strano gioco dell’incontrario, è come trovarsi in diverse stanze in cui si soggiorna apparentemente per lunghi o brevi periodi, ma il tempo è lo stesso per tutti, cioè una specie di percorso obbligato a cui difficilmente ci si può sottrarre.

Questi “tempi” così precisamente rispettati, fanno vivere situazioni e ambientazioni singole, diverse per tutti, chiamate pure giustamente o ingiustamente – esperienza -; di cosa io stia parlando non lo so nemmeno io, poiché non saprei dare una precisa definizione all’argomento di oggi. La prima che mi viene in mente è la – senilità- e onestamente altre meglio per definire la – nuova condizione- non ve n’è. Nella prima “ stanza” piena di balocchi il tempo lo passiamo a giocare, ignari e senza pensare a chi ci ha permesso di giocare con tanti giocattoli e a chi ci ha nutrito, accudito, protetto, aiutati a crescere, a darci dei principi e valori, insomma a prepararci alla lunga corsa al massacro più avanti. Questa figura onnipresente, indispensabile, quasi pure abitudinaria è la Mamma, colei che ha mani grandi capaci di avvolgerci fra le sue braccia meglio di qualsiasi altro vello, che ci ha fatto attaccare alle sue mammelle per nutrirci. La “ stanza dei sogni” ah….. l’età giovanile, mente e corpo perfetti, elastici; è una condizione in cui ci sentiamo come una vela piena di vento capace di affrontare i mari più pericolosi, più insidiosi, navigare in tutte le condizioni e sempre comunque legati con un invisibile alle mani della madre, l’unica capace di salvarci nel suo porto sicuro. E’ la stanza più bella, in cui proviamo ad imparare a come procreare, a conoscere il sesso….. io me lo ricordo, si che lo ricordo e basta, appunto. E’ un argomento la – senilità – così vasto che è quasi impossibile la sua definizione, inutile provare a darne qualcuna; io ci provo a raccontarla a questa maniera e anche brevemente lasciando lo spazio alle aggiunte e varianti personali, al maschile e femminile. E poi la “ stanza della maturità “ La più grande, il più grande crocevia di migliaia di strade più o meno caotiche, zeppa di semafori, di percorsi facili e difficili, di prove continue, di traguardi mai tagliati, di cose riuscite e fallite, di felicità e infelicità, di fallimenti e di pochissime e rare vittorie, di esami. Ci cementiamo in questo gioco al massacro avendo già procreato delle fotocopie di noi stessi, è la stanza in cui abbiamo avuto la possibilità di fare delle scelte giuste o sbagliate, buone o brutte per le quali abbiamo pagato un prezzo. E’ la stanza in cui non ci sono specchi alle pareti e qui vi soggiorniamo più a lungo delle precedenti. Poi un giorno così, sbadatamente, alzando gli occhi ci accorgiamo degli specchi e ci guardiamo! Come oggi io …… e mi sono chiesto: ma quanti anni ho? E’ la condizione in cui scopriamo di essere stati dei buoni o cattivi genitori e sposi, ci rendiamo conto di aver comunque cercato di portare a buon fine il compito per cui siamo venuti al mondo, ma anche di essere o non essere stati dei buoni mariti, dei buoni padri, dei criminali, dei violenti, degli incapaci, degli stupidi, dei grandi lavoratori. E nonostante ciò continuiamo in certi casi a fingere, a continuare ad indossare una maschera per ingannare ancora; continuiamo a tradire i principi che la nostra grande “nutrice” ci lasciò nelle mani un giorno. Tanti e sono davvero tanti in questa condizione cercano e credono di essere ancora nella stanza dei sogni, e continuano in una specie di lunga immaginazione che nulla è cambiato, che nulla è impossibile. Ma nell’ultima stanza, la “ stanza della senilità” non ci sono più balocchi, né spazio, né mare! C’è il grande vuoto, la pochezza, le limitazioni, le assenze, la perdita della cosa a noi più cara, la più intima, la più importante: la virilità! Senza questa è come trovarsi senza una gamba o un braccio peggio ancora senza memoria, e lo scopriamo a letto quando cerchiamo nel buio di una stanza di fare sesso e ci accorgiamo quanto facile sia stato farlo in passato quando toccando con mano sentivamo un “ nervo teso”, quanto difficile sia ora e deludente sentire nelle mani un nervo penzolante e brutto, buono in certi solo a fare la pipì, o come è già accaduto qualcuno tenendolo in mano csi chiede cosa se ne deve fare. E’ pure questa senilità oltre agli acciacchi, ai nuovi dolori, alle nuove deficienze ci fa dono della saggezza e con questa tutto potrà essere comprensibile, diversamente sarà un vero dramma. Forse dovremmo imparare a convivere con questa nuova e ultima realtà per avviarci in quel triste viale del tramonto pensando che siamo stati luce e albe, mari più o meno calmi, dei buoni maestri o esempio, con i nostri rimorsi, coi ricordi e con un passato del quale forse sarebbe bene non tenerne conto…… “ ei fù “ !