Tanta gente alla cerimonia di commemorazione per l’eccidio di Fellegara

Tante persone si sono ritrovate questa mattina al Circolo di via Botte 7 a Fellegara per la commemorazione dell’eccidio che nel 1945 fu fatto in questa giornata per mano dei fascisti. Erano presenti le autorità cittadine, il Sindaco della città Alessio Mammi, l’Assessore ai Saperi Alberto Pighini, lo storico Massimo Storchi, l’A.N.P.I. Scandiano e Alessandro Fontanesi in rappresentanza anche dell’A.N.P.I. provinciale.

Molto toccante il momento in cui i parenti dei quattro partigiani uccisi hanno deposto la corona di fiori sul cippo che li ricorda: Roberto Colli di 23 anni detto “Riva”, Nemo Gambarelli di 20 anni detto “Italo”, Mario Montanari di 25 anni detto “Nero” e Renato Nironi di 22 anni detto “Ida”. L’iniziativa ha ufficialmente aperto il programma delle manifestazioni dedicate al 70° della Resistenza organizzate dal Comune di Scandiano che si svolgeranno fino a maggio 2015 con un ricco calendario di eventi.

I fatti storici: Nella notte tra il 2 e 3 gennaio 1945 un reparto della Brigata Nera di Reggio, al comando del tenente Emilio Carlotto, si recò a Fellegara con l’intento di catturare 4 partigiani, il cui nome era stato probabilmente segnalato da un delatore del posto. Così presero Roberto “Riva” Colli di 23 anni, Nemo “Italo” Gambarelli di 20, Mario “Nero” Montanari di 25 e Renato “Ida” Nironi di 22. Fermarono anche altri 15 giovani portandoli all’osteria. Interrogati furono poi rilasciati con l’intimazione, in quanto renitenti alla leva, di presentarsi il giorno dopo al distretto militare. Gli altri 4, interrogati e torturati, vennero poi caricati su un automezzo per essere portati a Scandiano e impiccati in piazza Spallanzani. All’altezza del ponte di Fellegara i fascisti con i prigionieri furono intercettati da partigiani garibaldini dei distaccamenti Libera, Lupo e Beucci diretti alla via Emilia per un’azione di sabotaggio. Nella sparatoria morì un fascista e un altro fu ferito. Venne ferito anche il partigiano James. Il tenente Carlotto fece fucilare sul posto i 4 partigiani di Fellegara, quindi ripiegò in una casa colonica in attesa di rinforzi per poi compiere un rastrellamento a Fellegara. Occorre dire che i tedeschi richiamarono duramente la Brigata Nera per l’arbitrarietà dell’azione e l’uccisione sommaria dei giovani di Fellegara. I tedeschi temevano che atti del genere avrebbero solo rafforzato il movimento partigiano. Il fatto di Felelgara fu infatti un episodio particolarmente efferato, su cui ritenne di dover intervenire a posteriori anche il comandante tedesco maggiore Frase, evidentemente preoccupato della possibile reazione popolare, per esprimere il proprio disappunto per quella che “sarebbe stata un’azione non motivata e precipitata che ha condotto alla fucilazione completamente ingiustificata dei 4 giovani” (dalla lettera del maggiore Frase del Plazkommandantur al federale fascista di Reggio Emilia il 18 gennaio 1945). I quattro giovani di Fellegara non saranno dimenticati e per tutta la durata delle guerra ci sarà chi, sfidando il rischio di essere identificato dai fascisti, si occuperà di portare fiori freschi sul luogo dell’eccidio.