Potenzattiva-No Triv su manifestazione del 4 dicembre

“La manifestazione di giovedì 4 dicembre a Potenza, “contro la legge Sblocca Italia e non solo”, segna probabilmente un punto di svolta rispetto alle logiche del potere dominante (non solo quello locale) che sta opprimendo questa terra di Basilicata da qualche decennio, soffocando ogni tentativo di opposizione, e che negli ultimi anni ha acquisito ancor più vigore e permeabilità, stringendo alleanze inestricabili con le multinazionali dell’energia e dei rifiuti”. Lo dichiarain una nota Paolo Baffari, rappresentante del movimento Potenzattiva – No Triv. “Una classe politica e dirigente, quella lucana, che, nell’incapacità (forse anche voluta) di pensare a un futuro sostenibile per questa nostra terra, centrato su un sistema economico che valorizzasse le suscettività locali (natura, paesaggi, agricoltura contadina, piccola imprenditoria e artigianato, turismo culturale ed ecologico, sistemi energetici diffusi e autonomi, ciclo virtuoso dei rifiuti, etc.) e preservasse la biodiversità e la vita, ha scelto la facile strada di un’economia malata, dipendente dalla carità di grandi gruppi industriali e multinazionali senza scrupoli, che hanno invaso questa terra cercando di rapinare e depredare ogni bene e patrimonio (le chiamano risorse, cioè qualcosa di mercificabile), massimizzando i profitti e lasciando i costi e i danni a Madre Natura e a tutti noi. All’interno di questa cornice degradante e mortificante, – prosegue Baffari – la manifestazione di giovedì rappresenta un segnale di grande risveglio e di luminosa partecipazione democratica, che i tentativi di qualche gruppo politico e di qualche pseudo-movimento populista non sono riusciti a monopolizzare. Il fiume inarrestabile di persone, bandiere, striscioni e trattori, che ha inondato le strade di una città solitamente grigia e ormai spenta (dopo anni di potere di amministrazioni che hanno provveduto non solo a cementificare ogni spazio comune, ma anche le menti e le coscienze), ha illuminato questa giornata di un momento di grande partecipazione popolare, che non finisce qui. Qualcosa sta accadendo in Basilicata: si respira nell’aria, si legge negli occhi arrabbiati ma consapevoli degli studenti, si sente nei discorsi, non solo degli attivisti ma dei cittadini comuni, che cominciano a desiderare un’altra Basilicata e a pretendere un altro governo dei territori e un’altra politica, al servizio del bene comune e non degli affari e del malaffare delle multinazionali e delle mafie. La convergenza tra il grave momento di crisi e di attacco alla democrazia con i percorsi di alcuni movimenti (quali la rete regionale e il NO TRIV) e di alcuni infaticabili attivisti, che hanno saputo pazientemente spargere semi di dissenso e di cambiamento, può finalmente ricondurre a sintesi tutte le vertenze e le lotte territoriali, mettendo a nudo i limiti e la mediocrità culturale e intellettuale di questa classe politica e dirigente lucana dominante, ma “forse” sul punto di implodere, come sta implodendo questo sistema, fondato sulla crescita materiale e sulla distruzione dei beni e dei diritti comuni. La manifestazione del 4 dicembre – caratterizzata principalmente dal Movimento No Triv, dai coordinamenti studenteschi e dalle associazioni e comitati locali che stanno lottando sui territori, non solo per affermare il proprio NO alla depredazione del proprio futuro e delle proprie vite, ma anche, “finalmente”, per rivendicare un altro modello di società, di democrazia e di economia e lavoro – questa manifestazione ha probabilmente scritto la pagina di una nuova storia, che, insieme alle altre innumerevoli pagine che altri movimenti stanno scrivendo in ogni parte del territorio nazionale e oltre, può dare inizio a quel cambiamento di civiltà di cui abbiamo urgente bisogno. Il teatrino funereo che la seduta del Consiglio Regionale del 4 dicembre – nell’alternarsi di interventi pilotati e senza senso, che continuavano a ripetere meccanicamente le stesse ricette consunte di crescita, sviluppo e una fanatica fede nelle sorti magnifiche e progressive di questo governo e delle folli scelte autoritarie insite nella Legge Sblocca Italia – ha mostrato la nullità delle proposte e delle prospettive che questa classe politica è capace di prefigurare, anche quando si sforza, con mediocre argomentare, di rappresentare le istanze di avanguardia dei movimenti, dei comitati e dei cittadini liberi. All’interno del susseguirsi dei discorsi retorici, in particolare dei consiglieri di maggioranza, particolarmente contestati sono stati quelli del presidente Pittella, che crede fermamente nelle potenzialità delle royalties del petrolio e di questo modello di sviluppo (in tal senso, a suo dire, lo Sblocca Italia sarebbe perfetto con qualche piccolo ritocco al solo articolo 38), e del consigliere (ex sindaco di Potenza) Santarsiero, che, non appare per nulla credibile, nella sua pur equivoca difesa della tutela dei territori da ulteriori perforazioni, dopo dieci anni di gestione autoritaria della città, che con l’approvazione di un vergognoso Piano Urbanistico ha devastato quel poco che rimaneva di vivibilità e di futuro di Potenza, sacrificando la qualità della vita dei cittadini alle brame speculative dei costruttori. La deliberazione Pilatesca del Consiglio Regionale, rispetto all’impugnazione dello Sblocca Italia è stata del tutto prevedibile e coerente con la mediocrità e la nullità di questa classe politica, limitandosi a mettere, tiepidamente, in discussione il solo articolo 38 di una Legge che, invece, rappresenta nel suo complesso (artt. 7, 35, 36, 37, 38 a altri) un ulteriore passo verso la demolizione di quel che resta della costituzione e della democrazia, annullando anche (art. 7) il risultato del referendum sull’acqua pubblica. D’altra parte il percorso politico della rete dei movimenti lucani e del NO TRIV non si limita a contrapporsi a una Legge anticostituzionale, che si configura come una sorta di colpo di stato parlamentare, ma si pone come un percorso culturale e politico (perché è questa la politica vera), “insorgente”, di cambiamento di questo modello di democrazia, di sviluppo e di società. Per tale ragione i percorsi di resistenza, di lotta e di proposta acquisteranno sempre maggiore ampiezza, determinazione e compiutezza, e la Basilicata, in questo divenire, può rappresentare il contrappunto della Val di Susa, quale modello di pratiche di altra democrazia, altra civiltà e altra economia; perché un vero cambiamento – urgente e indispensabile per sperare in un futuro – verrà dalla società civile, dalle reti di movimenti e di cittadini liberi, capaci di pensiero e di azione”.